Arcore, l’ex Olivetti in cerca di un’anima: Poli.design si mette al lavoro

La volontà dell'amministrazione comunale è quella di rilanciare l'intero comparto, le cui condizioni attuali sono state definite dal sindaco Bono una ferita in pieno centro
Arcore 2025 ex Olivetti conferenza stampa
Da sinistra, Pietro Lenzerini, Maurizio Bono, Anna Barbara e Serenella Corbetta

L’amministrazione comunale di Arcore si affida al Politecnico di Milano per ripensare e riprogettare l’ex Olivetti e l’intera area che circonda la scuola in disuso ormai da diversi anni. Un progetto innovativo, non la semplice riqualificazione dell’immobile ma lo studio di un angolo del paese per «restituire significato e funzione a un luogo storico, trasformandolo in un ecosistema urbano integrato», ha spiegato Anna Barbara, presidente del Poli.design, la società consortile del Politecnico di Milano, specializzata in formazione e innovazione nel design, a cui è stato affidato lo studio di fattibilità dal costo di 40.000 euro più Iva

Ex Olivetti: previsto uno studio del contesto sociale

«Oggi l’ex Olivetti è una ferita in pieno centro storico, era già nel nostro programma di mandato la riqualificazione complessiva di tutta l’area», ha spiegato il sindaco, Maurizio Bono, durante la conferenza stampa di presentazione del progetto. Difficile oggi dire con certezza quello che diventerà l’immobile al termine dello studio. Il punto di partenza potrebbe essere uno studentato, ma in un’accezione moderna funzionale. Gli esperti del Poli.design, guidato dall’architetto Pietro Lenzerini, referente del team, si occuperanno nei prossimi mesi di analizzare il contesto sociale, con studio di modelli nazionali e internazionali e open – lab di co – design con la comunità e gli stakeholder, affinché il progetto sia i più possibile condiviso e in alcun modo calato dall’alto. «Lo studio intende raccogliere fabbisogni, stimolare visioni e accompagnare la costruzione di un brief condiviso che potrà guidare le successive fasi di sviluppo», spiega Barbara.

Ex Olivetti: l’obiettivo è anche la ricerca delle risorse

Questo significa che il progetto dello studentato ipotizzato oggi potrebbe essere modificato o rimodellato in funzione delle necessità che emergeranno nel corso dello studio. L’obiettivo è quello di restituire uno spazio rigenerato, un luogo di formazione, residenza temporanea, produzione e servizi. Per definire quella che sarà la futura (e duratura) anima dello spazio dell’ex Olivetti verranno coinvolti tutti i soggetti potenzialmente interessati a contribuire alla rinascita dell’immobile e dell’area circostante. Il percorso di studio si concluderà entro la fine del 2025 con la restituzione pubblica dei risultati e l’elaborazione del documento guida per la progettazione degli spazi e per i programmi funzionali, culturali, economici, sociali che animeranno il futuro edificio ex Olivetti. «Vogliamo che sia un progetto partecipato in cui la cittadinanza possa riconoscersi e contribuire attivamente -hanno aggiunto il sindaco e l’assessora al Bilancio, Serenella Corbetta-, affinché diventi un motore di una nuova vitalità per il paese, e punto di riferimento per tutta Arcore».  La posizione è strategica: in pieno centro, a ridosso del parco Ravizza che ne incornicia gli spazi, e soprattutto a pochi passi dalla stazione ferroviaria, snodo indispensabile per raggiungere comodamente numerosi poli universitari della regione: l’università di Monza, Lecco, Bergamo, Milano. Nel progetto saranno coinvolti anche l’ex sede dell’Avis, l’ex ufficio Ats e il consultorio.  Quello che potrebbe sorgere nel cuore di Arcore è un nuovissimo spazio multifunzionale dedicato ai giovani, ai professionisti e alla formazione, capace di attirare (è la speranza dell’amministrazione) nuove energie e competenze in paese. Trovata l’anima del luogo e la sua più idonea finalità sarà fondamentale recuperare i finanziamenti, attraverso la ricerca (grazie alla collaborazione con Poli.design) di partner pubblicie

L'autore

Nata nell’anno dei due presidenti e dei tre papi. Scrivo per il Cittadino dal 2009, prima solo per l’edizione cartacea poi per la tv e il sito per cui realizzo anche servizi video. Mi occupo di chiesa locale, cronaca, volontariato, terzo settore, carcere. Con l’associazione Carcere Aperto nel 2011 ho realizzato insieme al fotografo Antonio Pistillo la mostra “Guardami”, dove abbiamo raccontato le storie dei detenuti della casa circondariale di Monza.