«La situazione è drammatica: il viale dei pioppi che, ad Albiate, costeggia la Monza- Carate rischia di sparire, a meno che non si cambi la specie di alberi». È il grido di allarme lanciato dall’imprenditore Giuseppe Caprotti che ha chiesto al Parco regionale della valle del Lambro il permesso di rimpiazzarli, ma dice di attendere risposte da oramai 4 mesi.
«I pioppi non sono adatti a reggere il cambiamento climatico per due ragioni – spiega Caprotti – hanno radici che non vanno abbastanza in profondità, per reggere allo stress idrico crescente, e sono troppo alti per reggere alle tempeste sempre più frequenti anche in Brianza. Ad aprile, su 271 pioppi piantati 25 anni fa, ne sono morti 116 (271- 155), quasi la metà. Ho chiesto il permesso di rimpiazzarli con dei tigli al Parco regionale della valle del Lambro ma, ad oggi, dopo svariati mesi di attesa, non ho ricevuto risposte».
Albiate, l’allarme di Giuseppe Caprotti per i pioppi lungo la Monza-Carate: da tre anni cerca di gestire la situazione
Sono almeno tre anni che l’imprenditore cerca autonomamente di gestire la situazione, pulendo e rimpiazzando i pioppi morti, ma – sottolinea- «i giovani innesti muoiono e, a questo punto, dico semplicemente, che non sprecherò più energie e soldi per piantare nuovi pioppi».
Caprotti è lapidario, di fronte al silenzio delle autorità preposte. «Attenderò che muoiano i vecchi per poi riforestare con nuove essenze» conclude.
Albiate, l’allarme di Giuseppe Caprotti per i pioppi lungo la Monza-Carate: la proposta di rifosterazione e l’impegno della Fondazione Venosta
Nel maggio di quest’anno, l’imprenditore che risiede ad Albiate lanciò la proposta di un progetto di riforestazione dei 25 ettari circa che oggi sono occupati da boschi. Con la Fondazione Guido Venosta, da lui presieduta, annunciò di voler sostituire i prati dei terreni agricoli con alberi e arbusti. A suo dire serve un vero progetto di riforestazione e forestazione per Albiate, nello specifico per l’ambito verde che negli ultimi anni ha subito durissime conseguenze derivanti dalle estremizzazioni del cambiamento climatico. Nei terreni accanto alla residenza dell’imprenditore, tra Albiate (per la maggior parte) e Carate Brianza, che costituiscono un parco aperto a tutti, si assiste ad «una strage silenziosa, ma reale» la definisce Caprotti, sulla base della relazione presentata da un agronomo.
«Non entro nel merito del pregresso e delle ragioni di questo disastro. Dico solo che ci vogliono nuove specie di piante, più resistenti al caldo e alla siccità. Devono anche essere piante con radici più profonde dei pioppi presenti ora, per resistere al vento delle tempeste. Questa zona rischia la desertificazione». Ad oggi, però, dopo mesi di attesa, sul progetto di riforestazione il Parco della valle del Lambro non si è ancora espresso e non c’è tempo da perdere: «Il 2023 è stato un anno da bollino rosso per il clima – conclude Caprotti – questi 25 ettari rappresentano un polmone verde da tutelare; il mio obiettivo è di continuare a garantire una fruizione pubblica: il verde rilascia ossigeno e camminare nel verde è fondamentale per la salute».