Questa settimana è iniziata con notizie positive: gli ospedali vedono alleggerirsi ancora la pressione del virus, tanto che il San Gerardo di Monza registra una terapia intensiva “Covid-free”.
Un ulteriore segnale di speranza. Con un “però”: osservando la curva epidemica del 2021 e comparandola con quella del 2020, segnato dal lockdown, la flessione nel numero dei contagi risulta pressoché identica alle soglie della stagione estiva. Visto così, a occhi profani in materia, come quelli di chi scrive, il calo sembrerebbe prescindere, sorprendentemente, dalla serrata totale dello scorso anno ma, anche e soprattutto, dalla campagna vaccinale in corso di svolgimento.
Le nude cifre non raccontano tutto, certo. Però obbligano a riflettere. Che cosa vuol dire? Probabilmente che, in primo luogo, i benefici dell’immunizzazione di massa si potranno giudicare in autunno, quando certe forme virali riprendono vigore. Ma anche che, forse, si dovrebbe iniziare a considerare la possibilità che il coronavirus, come sottolineato recentemente anche dal consigliere della presidente della Commissione Ue Von Der Leyen, Peter Piot, possa diventare «endemico». Questo significherebbe dover porre l’accento, oltre che sui vaccini, sulle possibili terapie e sul rafforzamento, non più rinviabile, della medicina di base. E non è detto che sia un male.