Si progettano strade e non senza qualche polemica, si aprono cantieri: è una estate frenetica quella del 1955 e proprio dalle cronache del Cittadino di settantant’anni fa iniziamo il nostro viaggio nella Monza del passato.
Il tuffo indietro, compiuto sfogliando le vecchie raccolte, mette in risalto un elemento: tanti problemi lamentati allora non sono stati risolti e, con sfumature differenti, sono ancora attuali.

Monza, come eravamo nel 1955: ecco il Palazzo dell’Upim e anche il teatro Manzoni
Uno dei protagonisti assoluti di quell’estate è il “nuovo palazzo bancario”, poi conosciuto da tutti come quello dell’Upim: in giugno il consiglio comunale, dopo lunghe discussioni, decide di elevare a 40 metri l’altezza del lato più imponente.
«Le colpe risalgono ai padri» si legge il 30 giugno sul nostro giornale che ricorda che la possibilità è concessa dal piano regolatore del 1938 «che non ha tutelato il decoro» della città e dalla vendita del terreno a una società privata nel 1941. A causa di quel «grosso errore» la «piazza rimarrà un quadrato con al centro il ciclopico monumento». C’è chi, in vista dei lavori, si interroga dove spostare il mercato e, tra le tante ipotesi sul tavolo, suggerisce di collocare le bancarelle ai Boschetti.

È accompagnata dalle polemiche anche la costruzione del cine-teatro Manzoni: a molti non piace il profilo dell’edificio, definito un grande lenzuolo bianco. Tante perplessità sembrano dissolversi a settembre, dopo l’apertura e la proiezione del film “Sette spose per sette fratelli”. Pochi mesi prima, a maggio, era stato inaugurato il nuovo stabile delle scuole parrocchiali di San Biagio ed era stata posata la croce per la costruzione di una chiesa nel rione Libertà, mentre in settembre apre i battenti la scuola di San Donato e in autodromo le moto tengono a battesimo l’anello dell’alta velocità con la sopraelevata: pochi giorni dopo il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi e l’arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini partecipano alla benedizione della croce della futura cappella dell’impianto.
Monza, come eravamo nel 1955: il presidente Gronchi in città, l’autodromo e la morte di Ascari
Gronchi, eletto capo dello Stato il 29 aprile, è accolto con calore particolare: nel 1913, quando era un giovane professore, ha insegnato storia e geografica all’Istituto tecnico locale e successivamente, fino all’avvento del fascismo, è tornato più volte in città come segretario della Confederazione italiana dei lavoratori.
Per attendere il suo arrivo la partenza del Gran Premio, vinto da Manuel Fangio, viene ritardata. Solo tre mesi prima di quella giornata di festa, il 26 maggio, sulla pista era morto Alberto Ascari mentre provava la sua Ferrari 750.

Monza, come eravamo nel 1955: la viabilità, la filovia e la circonvallazione
Settant’anni fa vengono poste le basi di parecchi progetti viabilistici con cui gli amministratori cercano di rispondere all’esigenza di collegare la città ai capoluoghi lombardi: in primavera al Rondò partono i lavori per unire le strade cittadine alla Milano-Lecco e in piena estate il direttore generale di Atm assicura al sindaco Carlo Zucca, che sollecita l’istituzione di nuove linee di pullman, che verrà realizzata una filovia tra Monza e Sesto. Prende, intanto, piede l’ipotesi della creazione di una circonvallazione tra le vie Lombardia, Battisti, Regina Margherita, Boccaccio, Lecco, Libertà, Industrie e Borgazzi.
Monza, come eravamo nel 1955: la “puzza pestifera” nell’aria
E mentre non solo il consiglio comunale dibatte per mesi prima di decidere di dotare la Centrale del latte di un impianto di pastorizzazione e non di sterilizzazione, i monzesi, specie la sera, sono ammorbati da una «puzza pestifera» sprigionata dalla Lombarda Petroli di Villasanta: dopo la diffida del sindaco a proseguire gli scarichi nell’atmosfera a luglio inoltrato i tecnici dell’azienda assicurano che useranno «tutti i mezzi possibili per eliminare le esalazioni».