Seregno, la rivoluzione dei cestini: per la sinistra togliere è meglio che educare…

I dodici contenitori più ammalorati sono stati eliminati e sostituiti da cartelli che avvisano di uno sciopero. La novità ha scatenato la reazione delle opposizioni
Seregno cestino portarifiuti
Un cestino portarifiuti immerso nel degrado

Fantacestini e dove (non) trovarli. Cronaca di una rivolta silenziosa: dodici cestini licenziati senza preavviso. Hanno deciso di scioperare. O, per meglio dire, sono stati messi in ferie forzate, senza nemmeno il benefit del sacchetto. Dodici cestini, simbolo silenzioso del decoro urbano, sono spariti dal territorio cittadino. L’Amministrazione di sinistra li ha rimossi con l’eleganza di chi crede che togliere sia meglio che educare. E per giustificare il gesto, ha pure appeso un cartello: “Cestino in sciopero”. Pare un atto di protesta, ma è solo marketing della differenziata.

Rifiuti: il bisogno di educazione civica

Il sindaco Alberto Rossi, con tono da pedagogo urbano, ha spiegato che tutto nasce da un bisogno profondo di “educazione civica”. I cestini, poveri oggetti incompresi, erano diventati il bersaglio preferito di chi scambia l’arredo urbano per una discarica miniaturizzata. Ergo, via i più martoriati. Ma non temete, è tutto parte di un progetto pilota: al quartiere Ceredo, ad esempio, i cestini nuovi sono “anticorvo” -il che, nella savana urbana, è una vera rivoluzione architettonica. Un razionalismo futurista che fa sparire le cose nella convinzione di annullare il problema.  E se oggi non trovi più il cestino sotto casa, non è un caso. Ma è per il tuo bene. Perché, secondo la teoria dell’Amministrazione, meno cestini uguale meno rifiuti uguale più civiltà. Geniale. Un po’ come dire che, se spariscono i parchimetri, nessuno farà più multe. Magari…

Rifiuti: le opinioni contrarie delle opposizioni

Le opposizioni, però, non ci stanno. Per Edoardo Trezzi della Lega, la faccenda ha dello scandaloso: «Dietro l’ironia da cartellone c’è la negazione di un servizio essenziale». Tradotto: lo sciopero dei cestini suona tanto come una presa in giro verso chi, tasse alla mano, si aspetta pulizia e non filosofia spiccia. Per non parlare di Gelsia Ambiente, che secondo le minoranze è presente quanto lo può essere il sacchetto biodegradabile in un kebabbaro di periferia. Samuele Pallavicini di Fratelli d’Italia rincara: «Più controlli, più turni, più spazzini!». Insomma una questione più di uomini che di slogan. Forse anche più cestini, ma ormai sembrano estinti come le cabine telefoniche che fino agli anni Novanta hanno accompagnato la vita di tutti noi comuni mortali. Di una certa età. Insomma, se incrociate un cartello che annuncia l’auto-sciopero di un cestino, non preoccupatevi. Non si tratta di arte contemporanea, è “governance creativa”.  Un po’ come certe opere d’arte di Piero Manzoni nei favolosi anni Sessanta. E se poi il decoro urbano ora passa per la scomparsa progressiva degli strumenti base… beh, prepariamoci alla rivoluzione silenziosa dei tombini. Che probabilmente saranno il prossimo bersaglio dell’Amministrazione comunale.

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