«Lo abbiamo riportato tra le sue montagne, vicino ai boschi che amava, tra le gente che lo ha visto crescere e correre felice». A poche ore dal funerale di Belay Jacomelli, scomparso dopo una dolorosa malattia il 16 maggio a 25 anni, i suoi genitori, Claudio ed Ersilia, continuano a raccontare la gioia e la vitalità di un ragazzo nato con le ali ai piedi, che tra le montagne di Bormio aveva trovato la felicità.

Addio a Belay Jacomelli, l’avventura iniziata nel 2010 e l’amicizia speciale con Nadia Batocletti
L’avventura di genitori dei coniugi Jacomelli inizia nel 2010, quando tornano dall’Etiopia con due bambini: Belay di 11 anni e la sorella Yemisirach di 8. «Durante le pratiche per l’adozione ci eravamo trasferiti a Milano – raccontano – avevamo lasciato la nostra casa di Bormio e avevamo preso un appartamento a Milano, ma appena sono arrivati i bambini abbiamo scelto di tornare in montagna, in un ambiente più a misura d’uomo, immerso nella natura».
In Valtellina i fratelli Jacomelli hanno frequentato le scuole e qui Belay ha scoperto il suo talento per la corsa. Come mezzofondista aveva iniziato una promettente carriera, tanto che dopo aver terminato gli studi all’istituto alberghiero pensava che le scarpette da corsa sarebbero state la sua divisa per molti anni. Nel 2014 ha vinto il campionato italiano giovanile a Civezzano, in Trentino. Grazie a questa vittoria è entrato a far parte della squadra regionale che ad Arco di Trento ha gareggiato (e vinto) due anni più tardi. E poi la partecipazione nella Nazionale al mondiale yuniores in Repubblica Ceca, e quel terzo posto che aveva il sapore di una promessa.
«Qui ha conosciuto Nadia Batocletti, che è un anno più giovane di lui. Gareggiavano nella stessa categoria e per un po’ hanno frequentato le stesse gare. È stata una presenza importante, un sostegno per lui».
Addio a Belay Jacomelli, la diagnosi e il trasferimento a Villasanta
Poi tutto si è interrotto nel 2019 con la diagnosi tremenda di tumore cerebrale. Un primo intervento che sembrava riuscito, il ritorno della malattia con una nuova recidiva, e la decisione di lasciare Bormio per avvicinarsi a Milano, dove Belay era seguito all’ospedale Besta e all’Istituto dei tumori.
«Abbiamo scelto Villasanta perché è una piccola cittadina, non volevamo una grande città, né Milano ma nemmeno Monza – spiegano i genitori – Anzi, la nostra casa in via Confalonieri è piaciuta subito a Belay perché si trova vicino al parco. Fino a quando ha potuto ha continuato a correre nel parco. In mezzo alla natura era felice».

Addio a Belay Jacomelli, la morte e le fotografie di una vita
E proprio nella sua casa di Villasanta Belay si è spento il 16 maggio. Accanto a lui fino all’ultimo istante la sua famiglia che non lo ha lasciato nemmeno un attimo. «Sono stati giorni tremendi. La malattia lo ha consumato, soffriva moltissimo. La morte è stata una liberazione. Prima che volasse via finalmente libero, l’ho affidato alla sua mamma che lo ha partorito. Sono tranquilla perché ora è tra le sue braccia e un giorno ci ritroveremo», racconta Ersilia.
Nei giorni che hanno preceduto il funerale, che è stato celebrato il 19 maggio a Bormio, i famigliari hanno composto la salma del giovane corridore in casa. «Non volevamo però che la gente vedesse come lo aveva consumato la malattia e così abbiamo proiettato in continuo le sue foto, da quando era piccolo ad Addis Abeba alla prima volta che ha visto la neve e quando ha provato gli sci, e poi le tante gare, i premi, il nostro ultimo viaggio in Tanzania, tra gli animali che amava, poco prima che si aggravasse. Nella sua camera ci sono tutte le sue cose più care e tra queste la pettorina con cui Nadia Batocletti ha vinto l’argento nei 10.000 metri alle olimpiadi di Parigi, che lei ha mandato a Belay con una dedica».