Determinazione nel portare avanti il dialogo intergenerazionale e concretezza nel realizzare progetti e iniziative: sono due tra i concetti chiave che l’arcivescovo di Milano Mario Delpini ha indicato sabato 3 maggio ai sindaci brianzoli nell’incontro annuale. Nell’auditorium della Provincia ha fornito qualche traccia di lettura agli amministratori locali e ai giovani che, per la prima volta, sono stati coinvolti nella preparazione dell’appuntamento.
Riccardo Sala, Anna Castelli, Pietro Cattaneo e Cesare Consonni hanno dato voce ai ragazzi tra i 18 e i 35 anni dei decanati brianzoli che nelle scorse settimane si sono confrontati sulle modalità con cui favorire la partecipazione alla vita delle comunità. Sindaci e assessori, hanno affermato, dovrebbero ripensare al loro modo di ascoltare i giovani e investire nei luoghi di aggregazione, tra cui le biblioteche. Le diverse realtà attive nelle singole città, dagli oratori alle associazioni alle scuole, dovrebbero lavorare di più in rete in modo da ampliare le loro proposte e attrarre un maggior numero di persone: un esempio positivo di rete, hanno detto, è il progetto Tiki Taka che ha saputo coalizzare molti soggetti che operano nel campo della disabilità.
Brianza a misura di ragazzi: l’incontri in Provincia a Monza

I loro spunti sono stati raccolti dai sindaci intervenuti a nome di tutti gli amministratori: Sara Dossola di Lesmo, Vanessa Gallo di Albiate e il monzese Paolo Pilotto. Dalla collaborazione con gli oratori sono nati tanti progetti, ha constatato quest’ultimo, ma i comuni devono fare i conti con la burocrazia che ingessa molte azioni e con la carenza di personale che spesso costringe a tagliare i servizi.
«Dall’incontro di oggi devono scaturire ulteriori percorsi – ha sollecitato Delpini – è necessario chiedersi a quali giovani stiamo pensando» perché le proposte suggerite dai ragazzi sono sembrate calate sugli universitari italiani che non devono affrontare problemi particolari. «Occorre pensare anche a chi lavora, a chi viene da altri paesi e a chi non studia né ha un’occupazione – ha raccomandato l’arcivescovo – i giovani devono sentirsi responsabili dei loro compagni». Gli amministratori, ha proseguito, dovrebbero leggere la situazione in modo realistico: oltre allo studio e al tempo libero, ha ricordato, c’è la dimensione affettiva. «Bisogna andare in profondità per capire cosa c’è nell’animo dei giovani – ha spiegato – bisogna indicare la speranza» ma, al tempo stesso, essere concreti. «Occorre individuare luoghi, soggetti e risorse per creare le condizioni per dire dei sì – ha ammonito – oltre all’ascolto serve la competenza per decidere. È questa una delle sfide da affrontare: ci vuole qualcuno che faccia le cose». E quel qualcuno va cercato all’interno della chiesa, delle istituzioni e della scuola.
Brianza a misura di ragazzi: concretezza e lettura della realtà

Il richiamo alla concretezza e a una lettura completa della realtà è stato apprezzato dai sindaci: i giovani con alle spalle famiglie solide, secondo il triuggese Pietro Cicardi, dovrebbero «contaminare» con i loro messaggi e il loro attivismo i coetanei meno fortunati. «Non dobbiamo morire di tavoli – ha commentato il seregnese Alberto Rossi – dobbiamo ragionare non sulle fasce d’età, ma sulle tematiche» e trovare il modo per contrastare il fenomeno crescente degli hikikomori che rifiutano di uscire dalle loro camere. Proprio nel coinvolgerli, ha concluso Delpini, i giovani potrebbero giocare un ruolo importante.