Chi lo ha conosciuto, faticherà probabilmente ad immaginarlo anziano. Perché, anche dopo il termine della sua esperienza agonistica professionistica, aveva saputo conservare quell’atteggiamento scanzonato, quasi dissacratorio, anche se mai irrispettoso degli altri, che ne aveva caratterizzato il frangente della gioventù. Forse è anche per questo che sono ancora in tanti, a 13 anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 14 giugno 2012, a ricordare con affetto Giacinto Santambrogio, il miglior ciclista seregnese di sempre, che il 25 aprile 2025 avrebbe festeggiato il suo ottantesimo compleanno.
Ciclismo: l’impresa giovanile con la maglia della Salus

Nato in una famiglia numerosa in zona Crocione, proprio nel giorno in cui l’Italia festeggiava la conclusione della Seconda guerra mondiale, Santambrogio ha regalato lustro alla maglia della Salus Seregno, prestigiosa società locale che lo ha formato al mondo delle due ruote. Un sodalizio, quello con l’ambiente gialloblù, suggellato nel 1964 dalla vittoria nella Coppa Adriana, corsa a cronometro a squadre, che portò in dote ai salussini il titolo italiano Allievi. Con lui, firmarono un’impresa rimasta nella memoria di molti Maurizio Figini, Teresio Brusegan ed Antonio Borgonovo.
Ciclismo: gli anni da protagonista nel professionismo

Dopo essere approdato al professionismo, Santambrogio ha vestito tra il 1969 ed il 1979 le casacche di Molteni, Salvarani, Bianchi ed Inoxpran, partecipando a dieci Giri d’Italia, cinque Tour de France e cinque mondiali con la nazionale italiana. In questo periodo, la sua generosità gli ha consentito di diventare uno dei più fidati gregari, se non il più fidato, di fuoriclasse come Felice Gimondi ed Eddy Merckx, di cui è stato anche amico, oltre che compagno di squadra.
Ciclismo: il sogno spezzato di una medaglia ai mondiali

Nel suo palmares, figurano tra l’altro due successi di tappa al Giro d’Italia, altrettanti al Tour de France, uno alla Tre Valli Varesine, uno alla Coppa Bernocchi ed uno al Gran Premio di Camaiore. Ma gli appassionati non lo dimenticano soprattutto per il quarto posto al mondiale di Montreal, in Canada, nel 1974, quando soltanto un inconveniente tecnico sfortunato come il salto della catena in volata lo privò di una meritata medaglia di bronzo, dopo una prova durissima, vinta da Eddy Merck, con il campione iridato uscente Felice Gimondi costretto invece al ritiro.