I partiti e le associazioni che chiederanno al Comune di Monza spazi pubblici per organizzare manifestazioni politiche dovranno firmare l’adesione ai valori della Costituzione e dell’antifascismo.
Monza approva la “patente” antifascista per le sale pubbliche: mozione approvata con 14 voti a favore
Lo prevede la mozione presentata da LabMonza e approvata lunedì 6 in consiglio comunale dal centrosinistra con 14 voti a favore e l’astensione di Tullio Parrella di Azione: alla votazione non hanno partecipato il sindaco Paolo Pilotto e il democratico Pietro Zonca, mentre la minoranza ha abbandonato l’aula dopo che la presidente Cherubina Bertola non ha sospeso la seduta allo scoccare delle 22.30, orario fissato per il termine delle riunioni.
Monza approva la “patente” antifascista per le sale pubbliche: la richiesta di inserire tutti gli autoritarismi
Diversi esponenti della maggioranza hanno puntato l’attenzione sulle violenze commesse da estremisti di destra in diverse città, tra cui l’assalto della sede della Cgil a Roma, mentre l’opposizione ha elencato atti analoghi compiuti da militanti di movimenti di estrema sinistra e ha chiesto di inserire la condanna di tutti gli autoritarismi, compreso il comunismo, nel testo che impegna, tra l’altro, la giunta a collocare una targa dedicata ad Antonio Gramsci nella via omonima e a intitolare una strada alle donne partigiane.
Monza approva la “patente” antifascista per le sale pubbliche: l’ex sindaco Dario Allevi
«La nostra democrazia – ha commentato l’ex primo cittadino Dario Allevi – ha in sé gli antidoti contro ogni rigurgito neofascista. La mozione è una marchetta per le sigle di sinistra in quanto l’operato di Pilotto non sta andando» in quella direzione.
Monza approva la “patente” antifascista per le sale pubbliche: le motivazioni di Lorenzo Spedo e Marco Riboldi
«Non è giusto – ha replicato il cofirmatario Lorenzo Spedo – finanziare con fondi pubblici chi vorrebbe annientare la democrazia».
«Fatico a capire i motivi per cui qualche associazione dovrebbe avere difficoltà a firmare la dichiarazione – ha dichiarato Marco Riboldi del Pd – la lista delle violazioni dei diritti reciproci è lunghissima, ma nel nostro Paese l’oppressione ha avuto un volto preciso».
Monza approva la “patente” antifascista per le sale pubbliche: il leghista Alessandro Corbetta
L’eco della mozione ha superato i confini cittadini: «Mi sembra che a Monza ci siano ben altri problemi di cui discutere – afferma il capogruppo della Lega in Regione Alessandro Corbetta – l’amministrazione dovrebbe occuparsi della sicurezza, della Villa reale e dello sviluppo della città più che chiedere alle associazioni una dichiarazione antifascista».
«Questo documento è molto ideologico oltre che inutile – aggiunge – la nostra Costituzione e le leggi, tra cui la Scelba, vietano e puniscono eventuali tentativi di ricostituire il partito fascista. Ho il sospetto che certi rappresentanti della sinistra tendano a bollare come fascisti tutti gli esponenti politici, come Matteo Salvini, Giorgia Meloni e perfino Silvio Berlusconi, con idee differenti dalle loro sulla difesa della famiglia, il contrasto all’immigrazione e le espulsioni».
«Tutti abbiamo condannato l’assalto alla Cgil – prosegue Corbetta – ma non ho sentito la stessa disapprovazione quando a Monza è stato attaccato un gazebo della Lega o quando è stato impedito di parlare a esponenti del centrodestra come Daniele Capezzone a Roma e la ministra Roccella a Torino o vengono vietate le presentazioni del libro del generale Vannacci».
Monza approva la “patente” antifascista per le sale pubbliche: la presa di posizione di Lealtà Azione
«La mozione, che subordina il via libera a spazi comunali per convegni e iniziative solo a chi firma una dichiarazione di antifascismo, approvata in consiglio comunale a Monza, dimostra tutta l’anti-democraticità e soprattutto la confusione in tema giuridico e culturale che vive ormai da tempo una parte politica italiana». A sostenerlo è Lealtà Azione, associazione di destra presente da anni anche a Monza, che nella giornata di mercoledì ha preso posizione contro la decisione del consiglio comunale.
«Non potevano infatti fare a meno di citare la nostra associazione, dimenticandosi che è riconosciuta a ogni livello giuridico e non ha mai avuto condanne per violazioni della legge Scelba o Mancino. Ricordiamo che la nostra associazione già riconosce la Costituzione italiana, non viviamo a Lugano, e ne rispetta i principi, ha una sede dove paga regolarmente l’affitto. Dunque siamo a chiedere ai promotori oggi cosa significhi dichiararsi anti-fascisti o fascisti».