Guerra in Ucraina: l’ex mensa della scuola di Monza si trasforma in hub aggiuntivo di prima accoglienza

Anche l’istituto Mosè Bianchi di Monza si è messo a disposizione per l’accoglienza dei profughi ucraini: l’ex locale mensa è stato allestito con brandine per accogliere una trentina di persone. Un centro di primissima accoglienza voluto dagli studentl.
Dormitorio emergenza allestito nell ex mensa dell istituto Mose Bianchi
Dormitorio emergenza allestito nell ex mensa dell istituto Mose Bianchi Fabrizio Radaelli

Anche l’istituto Mosè Bianchi di Monza si è messo a disposizione per l’accoglienza dei profughi ucraini. Da una settimana l’ex locale mensa, al piano interrato della scuola, è stato allestito con brandine per accogliere una trentina di persone.

Si tratta di uno spazio aggiuntivo all’hub allestito dalla Protezione civile all’oratorio di San Carlo, a pochi metri di distanza dalla scuola. Sono stati gli studenti, coordinati da Giuseppe Righini, docente di educazione fisica e referente del progetto di promozione della Protezione civile, a preparare la stanza che potrà ospitare fino a un massimo di 35 persone. Si tratta di un centro di primissima accoglienza. Qui, come all’oratorio di via Volturno, i profughi verranno accolti per la notte se dovessero capitare arrivi di pullman in serata. Sia all’oratorio di San Carlo sia al Mosè Bianchi potranno passare la nottata prima di essere poi destinati a strutture di accoglienza più idonee.

«Noi siamo pronti – ha spiegato il dirigente del Mosè Bianchi, Guido Garlati – Abbiamo messo volentieri a disposizione questo spazio, ma abbiamo già comunicato alla Protezione civile che questa potrà essere una soluzione provvisoria».

L’ex locale mensa, infatti, è destinato ad essere trasformato in laboratori computer. «Dalla Provincia mi hanno informato che i lavori per la riqualificazione degli spazi e l’allestimento dei laboratori verranno avviati entro l’estate. Per ora quindi quella sala resta destinata all’accoglienza dei profughi, poi se sarà ancora necessario pensare ad hub di primissima accoglienza si dovrà trovare uno spazio alternativo».

«Abbiamo pensato di ricavare un secondo spazio oltre all’oratorio per rispettare il principio delle bolle – spiega Mario Stevanin, coordinatore della Protezione civile di Monza – Se dovessero arrivare due pullman contemporaneamente sapremmo dove smistare le persone senza doverle mischiare».

L'autore

Nata nell’anno dei due presidenti e dei tre papi. Scrivo per il Cittadino dal 2009, prima solo per l’edizione cartacea poi per la tv e il sito per cui realizzo anche servizi video. Mi occupo di chiesa locale, cronaca, volontariato, terzo settore, carcere. Con l’associazione Carcere Aperto nel 2011 ho realizzato insieme al fotografo Antonio Pistillo la mostra “Guardami”, dove abbiamo raccontato le storie dei detenuti della casa circondariale di Monza.