Vimercate: emorragia invisibileL’ospedale salva un 25enne

Vimercate: emorragia invisibileL’ospedale salva un 25enne

Vimercate – Grande competenza e professionalità, unite a un pizzico di fortuna. In un quadro non usuale di collaborazione tra ospedali, quello di Vimercate e il San Matteo di Pavia. Sono gli ingredienti di un caso esemplare di buona sanità, che ha salvato dalla morte Alessandro Fantini, 25 anni, di Grezzago, professione giardiniere, vittima di un incidente sul lavoro.

I fatti si sono svolti il primo aprile. Il ragazzo si trovava a Caponago e, dalla cima di una scala, stava potando un albero nel giardino di un residence, con le ginocchia puntate contro una brocca. Improvvisamente il ramo di appoggio ha ceduto e il giovane è rovinato a terra, andando a sbattere violentemente con lo stomaco su una sporgenza di un cancelletto. Nessuna ferita, né lacerazioni esterne. “Sentivo un dolore fortissimo. Ricordo che è arrivata l’ambulanza e poi ho perso i sensi”, ha raccontato lo stesso Fantini, oggi completamente guarito, nell’incontro di giovedì con la stampa presso il reparto di chirurgia 2 dell’ospedale, guidato dal primario Giovanni Mascia, che ha eseguito l’intervento d’urgenza che ha salvato il ragazzo.

“Viste le condizioni estremamente critiche del paziente, che non presentava ferite, ho intuito l’eventualità di un’importante emorragia interna, ho deciso di bypassare qualsiasi esame utile alla diagnosi e di dirottare immediatamente il ragazzo in camera operatoria, che fortunatamente era libera -ha ricostruito il primario- Abbiamo aperto l’addome e ci siamo ritrovati davanti un lago di sangue, che continuava a sgorgare”. Tre ore di intervento. La diagnosi, a posteriori: lacerazione da scoppio della vena cava inferiore e del duodeno. Lesioni che in genere sono mortali.

“Non aver perso neppure un minuto ci ha consentito di salvargli la vita –ha proseguito Mascia- Abbiamo suturato immediatamente la vena cava, ripristinando il ritorno di sangue verso il cuore, il ragazzo aveva perso cinque litri di sangue, praticamente tutto quello che un uomo ha in corpo. Abbiamo poi riparato il duodeno, e trasfuso quindici sacche di sangue”. Dopo quindici giorni, il ragazzo ha iniziato ad avvertire dolore all’inguine e le gambe hanno cominciato a gonfiarsi, per una trombosi femoro-iliaco-cavale, che i medici avevano comunque messo in conto visto il tipo di lacerazione interna e l’urgenza del primo intervento.

Di qui la ricerca di centri ospedalieri che potessero effettuare un intervento di fibrinolisi delle vene, per sciogliere i coaguli, pur in presenza di un quadro clinico estremamente compromesso, al punto che solo il San Matteo di Pavia, grazie alla disponibilità e alla competenza del primario di chirurgia vascolare, Attilio Odero, e delle sua equipe, ha accettato di collaborare e ha poi effettuato con successo questa seconda operazione.
Anna Prada