Attentato a Milano, i marocchinidi Giussano ne avevano parlato

Attentato a Milano, i marocchinidi Giussano ne avevano parlato

Giussano – La caserma Santa Barbara di Milano che questa mattina alle 7.45 è stata teatro di un attentato che ha mandato in ospedale due persone era tra gli obiettivi dei due presunti terroristi marocchini residenti a Giussano arrestati nel dicembre dello scorso anno. E ora gli inquirenti stanno cercando di appurare se l’attentato di oggi sia in qualche modo collegato agli arresti di un anno fa. Il nome della caserma saltò fuori da una telefonata intercettata dalla Digos in cui i due stranieri, Rachid Ilhami, 31 anni, predicatore del centro culturale «Pace» di Macherio, e Gafir Abdelkader, 42 anni, indicavano anche altri obiettivi: l’Ufficio stranieri e la sede del terzo reparto mobile della Polizia di Stato in via Cagni, sempre nel capoluogo lombardo, la caserma dei carabinieri di Giussano e la sede della Compagnia dell’Arma di Desio, il parcheggio del supermercato Esselunga di Seregno. I due furono arrestati il 2 dicembre del 2008: di loro gli investigatori dissero che si trattava di «cani sciolti», pervasi però da forte radicalismo islamico. Dalle intercettazioni era emerso che il gruppo – oltre ai due arrestati, l’indagine ha riguardato altre sette persone – dalla predicazione era passato a studiare gli effetti degli ordigni, le tecniche di autodifesa e come utilizzare sostanze comuni per creare bombe. «Ci vuole qualcosa che rimanga nella storia, così avresti il riconoscimento di Dio e la grazia di Dio» diceva uno dei due arrestati in una conversazione intercettata a settembre 2008. E in un’altra: «Tu vai dentro, per esempio in una caserma dei carabinieri e ci sono 10, 15 militari, e se li terrorizzassimo?» commentavano. Secondo gli investigatori, si trattava comunque di personaggi non inseriti in alcuna organizzazione e che, non essendo riusciti a trovare i contatti necessari per recarsi nelle zone di guerra, avevano deciso di combattere la propria battaglia in Italia.

L’attentato di stamattina – Per quanto riguarda l’attentato di stamattina, sono piena fase di svolgimento, con i rilievi della Scientifica e degli artificieri, le operazioni di accertamento della dinamica. L’esplosione è avvenuta davanti alla caserma sede del Primo Reggimento Trasmissioni e del Reggimento artiglieria a cavallo dell’esercito di piazzale Giuseppe Perrucchetti (zona Forze Armate). Un uomo di nazionalità libica, di 35 anni, è arrivato davanti alla porta carraia con un pacco che conteneva un ordigno rudimentale di bassa potenza nascosto in una cassetta degli attrezzi. Ha cercato di approfittare dell’ingresso di un militare per intrufolarsi, ma gli si sono parati davanti i militari di guardia che, per fortuna, sono però rimasti a qualche metro di distanza. È stato a quel punto che l’uomo ha fatto esplodere il rudimentale ordigno. Prima avrebbe urlato alcune parole in arabo. Dai documenti l’uomo risulta cittadino libico, nato nel 1974, in regola con il permesso di soggiorno. Ha una convivente e tre figli: la donna è già stata sentita dagli inquirenti.

I feriti – Nello scoppio è rimasto ferito un militare di 23 anni, di servizio in quel momento in caserma: si è rialzato subito, ha rifiutato il ricovero e ha parlato con gli investigatori. Una scheggia lo avrebbe colpito di rimbalzo, procurandogli ferite lievi alla testa. Grave invece il libico: il personale del 118, dopo averlo intubato e stabilizzato, lo ha portato all’ospedale Fatebenefratelli in codice rosso. L’uomo, che ha perso una mano e presenta ferite gravi al volto (rischierebbe di perdere un occhio), si trova ancora al pronto soccorso, dove il personale medico sta effettuando accertamenti clinici.
Antonella Crippa