La malavita viaggia in autostradaA4, la porta d’ingresso della droga

Droga e malviventi. L'infinita sfida tra guardie e ladri si gioca ora lungo l'autostrada A4. Perché proprio qui, nei caselli di Trezzo (soprattutto) e Cavenago-Caponago, si verificano le infiltrazioni criminali nel Vimercatese. Ecco la nostra inchiesta, tra i ladri a cena e i pusher fai da te per la crisi. E i carabinieri che non si fermano mai.
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Vimercate – Anche il mercato della droga pare misurare la crisi più generale dell’economia. Sul fronte della domanda e, di conseguenza, dell’offerta. Chi vende cerca di adeguarsi alle possibilità del cliente. Soldi in tasca ce ne sono meno. Vizi, sballo e dipendenze, che siano da fine settimana o di pratica quotidiana, marciano di conseguenza: meno cocaina, tradizionalmente più cara, in crescita l’hashish e la marijuana, anche nella versione casalinga fai da te, ed è in fase di ritorno la più economica eroina. Sono indicatori recenti che marcano la tipologia del transito e dello spaccio di stupefacenti anche in questa parte di Brianza, il Vimercatese.

Nell’elenco delle sostanze proibite, qui stanno al lumicino pasticche e mix sintetici, in voga invece dove pullulano i locali notturni e le discoteche, quindi a Milano o nella Bergamasca, a voler considerare le mete più gettonate dei vimercatesi pendolari di musica e notti insonni. Posto al crocevia della grandi vie di comunicazione, autostrade e tangenziali, il Vimercatese è da sempre tra le aree più appetibili per la criminalità specializzata nel traffico di sostanze stupefacenti. È una zona che affianca allo smercio locale quello canalizzato, almeno in parte, sul capoluogo lombardo. Milano, è noto, è tra le maggiori piazze di consumo.

La porta di arrivo, o comunque di transito, della droga verso il Vimercatese è Trezzo sull’Adda: terra di confine tra il Monzese e la Bergamasca, e perciò sulla carta, e anche nella realtà, meno soggetta ai controlli e più difficile da presidiare per le forze dell’ordine, e in più saldamente connessa alla rete autostradale. Non esistono posti di blocco in autostrada o in tangenziale. Linea diretta verso Milano, o altre mete vicine e lontane. Bisogna restare imbrigliati nell’imprevisto, come un incidente stradale, per rischiare domande e ispezioni degli uomini in divisa, altrimenti il viaggio è liscio e la merce si muove rapida. Esistono però i posti di blocco ai caselli autostradali e i frutti, nel contrasto alla criminalità in senso lato, compreso il traffico di droga, arrivano. Anche nel Vimercatese. Lo dimostrano numerosi arresti effettuati negli ultimi mesi: nella rete sono finiti spacciatori, malviventi vari, latitanti.

L’altro volto brianzolo del traffico di stupefacenti è quello della criminalità organizzata, che allunga dunque le sue ombre fin qui. Lo dimostrano, nella cronaca più recente, le coordinate dell’arresto di due napoletani in possesso di un’auto modificata con un vano a scomparsa ricavato sotto il sedile del passeggero, di quelli usati proprio per trasportare droga, azionabile con telecomando, e poi di decine di migliaia di euro in contanti e infine, nell’abitazione presa in affitto, di oltre un chilo di cocaina purissima in attesa di essere tagliata, separata in dosi e smerciata. È chiaro che si tratta di narcotrafficanti in azione su scala nazionale. Anche qui la chiave di lettura è quella delle grandi vie di comunicazione. Caponago significa autostrada, Milano o Venezia, e tangenziale, verso Lecco e più su. Tutto a portata di mano. È qui che conviene creare avamposti che colleghino sulle brevi distanze e su tragitti sicuri la rete dello smercio.

Dall’infiltrazione della criminalità organizzata il Vimercatese passa, quasi in cortocircuito, al delinquente artigiano. La versione casalinga della produzione e del consumo la incarna la marijuana. Droga di largo consumo, appannaggio indubbio di malviventi più o meno organizzati, questo derivato della canapa indiana si presta a essere lavorato anche in casa, spesso per uso personale ma anche per spaccio. È un fenomeno in crescita, come dimostrano i tanti casi di pianticelle coltivate sul balcone di casa, da Vimercate fino a Busnago e Cornate, o in ben nascosti spicchi di bosco o di campo, com’è successo anche a Omate. Qui ad accentuare questa propensione artigianale sarebbe proprio la crisi economica.

Il fumo costa comunque e più d’uno ha evidentemente pensato di diventare coltivatore diretto. A disposizione hanno veri e propri kit: lampade per regolare anche in ambienti chiusi la crescita delle piante fino alla maturazione idonea ed essiccatori per le foglie che poi vengono triturate e confezionate. Se poi la richiesta di marijuana sale e il mercato rende, il margine di profitto cresce ancora se si produce su larga scala. Fino all’idea, messa in pratica a Bellusco e annientata dai carabinieri, di una fabbrica vera e propria che organizzi la filiera della coltivazione, della raccolta ed essiccazione, del confezionamento e dello smercio anche a domicilio. E qui la dotazione tecnologica, tra maxi-essiccatori e buste in serie per lo smercio, cresce ancora.

Sono sempre i varchi di fuga, in questo caso ad autostrade e tangenziali si aggiungono le strade provinciali, a ingolosire un altro settore della delinquenza comune: le bande specializzate nei furti in abitazione, casistica che in questa zona non appare registrare escalation alcuna, né nei numeri né l’eventuale connotazione violenta dei colpi messi a segno. Praticamente assente la fenomenologia delle rapine in villa, contraddistinte da pestaggi e sequestri temporanei di ostaggi. Sul fronte della nazionalità dei soggetti che delinquono si conferma in prima posizione l’est, con bande di slavi, soprattutto albanesi e romeni e con una recente comparsa di gruppi di moldavi.

Contrariamente a quanto è comune sentire e ipotizzare, la fascia oraria in cui si concentrano gli episodi di furto in abitazione non è quella della tarda sera e della notte, ma quella tardopomeridiana e di prima sera, quando magari i proprietari si allontanano per brevi commissioni e non attivano quei dispositivi di deterrenza di cui dispongono, come gli allarmi che utilizzano invece per la notte, perché pensano di far rientro rapidamente e che in quel ridotto lasso di tempo nulla possa accadere. Presunzione sbagliata, conferma la cronaca, oltre che azzardo di per sé rischioso.
Anna Prada