Caso Cied, Vimercate nella bufera «Hanno sprecato denaro pubblico»

Più irregolarità, accumulate negli anni. Almeno a partire dal 2007, data d’ingresso del privato in Cied, società partecipata di servizi informatici in liquidazione dal dicembre 2010. Per la Corte dei conti la vicenda si può riassumere così: «Sperpero di denaro pubblico».
La sede del Cied di Vimercate
La sede del Cied di Vimercate <?EM-dummyText Crediti?>

Più irregolarità, accumulate negli anni. Almeno a partire dal 2007, data d’ingresso del privato in Cied, società partecipata di servizi informatici in liquidazione dal dicembre 2010.

La parola ora passa alla procura della Corte dei Conti. Sperpero di denaro pubblico, in un’operazione segnata dalla crescita progressiva del ruolo del privato e dal corrispettivo svuotamento di quello di Cied: è la sintesi del pesante dispositivo emesso il 18 luglio dalla Sezione di controllo della Corte dei Conti a chiusura dell’istruttoria aperta a marzo, dopo aver acquisito materiale e chiarimenti presso palazzo Trotti e aver ascoltato i soci pubblici nell’udienza del 25 giugno.

La delibera della magistratura contabile si chiude con l’invito ai Comuni a “non determinare l’ulteriore ingiustificato impegno di risorse pubbliche nella gestione di Cied srl e trasmettere, entro 60 giorni, aggiornamenti sulle vicende evidenziate”, e con la consegna dell’intero faldone alla procura della stessa Corte dei Conti perché accerti le precise responsabilità delle irregolarità ravvisate, quantifichi eventuali danni e predisponga conseguenti risarcimenti.

Tre gli ambiti contestati: aggiramento della disciplina concorrenziale in materia di affidamento degli appalti; violazione del diritto di attività extra moenia ai sensi del decreto Bersani; irregolarità di gestione nella liquidazione sociale sul doppio versante della cessione della sede di via Galbussera al socio privato e della deliberazione di un finanziamento a titolo di ‘spese di giustizia’ per consentire all’ente l’istruzione e l’avvio di una procedura di concordato preventivo ed evitare il fallimento.

Se è vero che gli addebiti sono potenzialmente mossi all’intera platea dei Comuni soci, indubbie sono alcune differenze agli atti. A cominciare proprio dal finanziamento di 100mila euro che lo scorso autunno i due liquidatori di Cied chiesero ai Comuni per avviare l’istanza di concordato preventivo.

Allora Vimercate fece da capofila stilando e inviando la bozza di delibera da approvare in giunta per lo stanziamento d’urgenza. Solo Bellusco e Cernusco sul Naviglio dissero sì; Arcore, Caponago e Sovico motivarono addirittura il diniego per evidenti profili d’illegittimità dell’atto.

“Nel merito delle contestazioni entreremo se e quando ci verrà formalmente contestato e chiesto conto di qualcosa, nelle sedi e nei momenti opportuni e con le forme che riterremo utili. È evidente che avremmo da eccepire fin da ora su tutte le conclusioni della delibera della Corte, a partire dalla prima, la cessione di quote al privato , per finire alla partecipazione a spese di giustizia per presentare al Tribunale una istanza di concordato preventivo, definite impropriamente ‘finanziamento’ per la società”, hanno anticipato il sindaco Paolo Brambilla e il collega di Bellusco Roberto Invernizzi