Start up monzese conquista gli investitori di Hong Kong

Steel Available, la start up di un imprenditore monzese, Francesco Grillo, ha conquistato gli investitori cinesi ed è stata selezionata dall’acceleratore Blue Print promosso dal colosso commerciale Swire Properties
Francesco Grillo, secondo da destra, a Hong Kong
Francesco Grillo, secondo da destra, a Hong Kong Federica Fenaroli

L’ha cercata, la Cina. E da un decennio è riuscito a farne la sua base. Francesco Grillo, monzese, classe 1977, diplomato classico al liceo Zucchi e laureato in giurisprudenza a Milano, in Statale, ha trascorso le sue prime tre settimane nel paese del dragone grazie a uno stage frequentato all’epoca di un master che ha svolto presso l’Istituto per il commercio estero di Roma. Ora vive a Hong Kong e la sua start up, Steel Available, è stata da poco selezionata dall’acceleratore Blue Print, promosso dal colosso commerciale Swire Properties.

«Il mio team è costituito da cinque elementi di tre diverse nazionalità, italiana, francese e cinese. Ci offrono sei mesi di mentoring e di formazione, lo spazio per installare i nostri uffici e molta visibilità – spiega – Ho sempre lavorato nell’ambito della meccanica e in particolare nell’oil&gas. Steel Available è una piattaforma che raduna le eccellenze mondiali del settore. In pratica – precisa – aiuta gli acquirenti a individuare i produttori di materiali in grado di soddisfare al meglio le loro esigenze e le scorte disponibili. Lo scopo è quello di semplificare la vita ai nostri clienti asiatici: effettuare ricerche sul database sarà estremamente facile, oltre che rapido». Dieci in totale le start up internazionali attive nei più disparati settori (dall’architettura al design all’e-commerce) selezionate dall’acceleratore: un traguardo, per Grillo, che arriva dopo anni di esperienze in Asia.

«Sono rimasto affascinato dalla velocità con cui si muove il continente – spiega – dalle dimensioni, dall’energia che si respira. Terminati gli studi ho vissuto per due anni in Pakistan, ho ricoperto il direttore di filiale di un’azienda molto strutturata». L’azienda in questione era la Landi Renzo di Reggio Emilia, leader mondiale nel settore dei componenti e dei sistemi di alimentazione alternativi a gpl e metano per autotrazione. Poi sono arrivati quattro anni di vita e lavoro a Zhongshan, nella Cina meridionale, e altri due a Pechino. E ancora, il trasferimento a Hong Kong e la a creazione di un’attività in proprio, la Noi Company Limited, società commerciale che si occupa della vendita di materiali utili alle industrie pesanti nel settore oil&gas.

«Hong Kong è estremamente occidentale, qui vivo bene – racconta – L’economia del paese è cresciuta vorticosamente negli ultimi anni e per questo non mi meraviglio dei rallentamenti che si stanno verificando e che stanno influenzando le borse di tutto il mondo. Si tratta di stop quasi fisiologici. Gli investitori cinesi ora stanno seguendo due strade: quella che porta a consolidare quanto hanno realizzato negli ultimi anni, e quella che conduce in nuovi mercati – in primis quelli europei. La Cina sta vivendo quell’arresto temporaneo che era toccato anche al Giappone negli anni Settanta». Ma per gli imprenditori italiani (e brianzoli) degli spazi di attività ci sono ancora, e riguardano i settori più classici del made in Italy: «Il lusso, il design, la moda – conclude – il marchio piace ai cinesi. E gli investitori, qui, trovano una situazione accogliente: le regole sono chiare, c’è sicurezza, c’è tutela. In Italia sopravvivono ancora troppi potentati».