Monza, il fatturato torna positivo Gli artigiani: basta lavoro irregolare

Dopo due anni torna positivo il fatturato delle imprese brianzole. Accornero dopo i fatti di Prato: «Anche a Monza realtà produttive irregolari. I comuni si attivino con verifiche straordinarie».
Un fabbro al lavoro
Un fabbro al lavoro

Dopo due anni in territorio negativo, torna a crescere – anche se di poco – il fatturato dell’artigianato made in Brianza e anche l’occupazione. Il dato è evidenziato nella terza trimestrale 2013 resa nota dalla Camera di commercio di Monza e Brianza. Il fatturato è positivo del 2,1% rispetto allo stesso periodo del 2012, e dello 0,5% rispetto al secondo trimestre 2012. I timidi segnali positivi incassano anche un saldo dello 0,8% sul fronte occupazionale e il -0,2% sugli ordini (-1,3% rispetto a un anno fa). La produzione appare stabile e gli artigiani ritengono che il peggio non sia ancora passato. Le attese per l’ultimo trimestre 2013 sono infatti negative anche diminuiscono (dal 40,7 al 31,6%) quanti si attendono una diminuzione della produzione. «Una rondine non fa primavera – osserva Gianni Barzaghi, presidente di Confartigianato Monza e Brianza – Le aspettative restano ancora negative anche se si abbassa la percentuale degli artigiani che si aspetta una diminuzione della produzione». «Il saldo positivo tra entrate e uscite e la diminuzione del ricorso alla cassa integrazione – rilancia Walter Mariani, presidente dell’Unione Artigiani di Monza e Brianza – interrompono uno scivolamento verso il basso che ci auguriamo possa essere definitivamente bloccato anche grazie all’alleggerimento degli oneri fiscali che ricadono sulle nostre imprese». Ma la giornata registra anche l’intervento di Marco Accornero, segretario generale dell’Unione Artigiani, che a seguito della tragedia nell’azienda di Prato dove lavoravano e vivevano i sette operai cinesi morti, sollecita una «seria lotta a lavoro irregolare e concorrenza sleale. Basta limitarci a parole di circostanza e condanna generica. Occorre agire immediatamente per stroncare una illegalità diffusa ormai divenuta sistematica, a tutela dei lavoratori sfruttai, ma anche per gli imprenditori onesti schiacciati dalla concorrenza sleale e per giunta martellati da fisco e burocrazia. Sotto i riflettori c’è un dedalo di realtà produttive irregolari, sotto gli occhi di tutti nelle grandi città come Milano e Monza così come in provincia ci sono incubatrici di illegalità diffusa, sfruttamento del lavoro nero, totale assenza del rispetto di regole e norme, ma che apparentemente rappresentano porti franchi, luoghi dove difficilmente entrano i controlli e si impongono le regole». Non mancano i riferimenti espliciti: «Esistono realtà alla luce del sole palesemente irregolari – aggiunge Accornero – dai saloni di parrucchieri ed estetica aperti 24 ore su 24, ai laboratori di confezioni o di lavori conto terzi di imbottiti e tappezzeria, con gente che vive e lavora negli stessi locali per mesi. Tutto questo produce la morte di micro, piccoli e medi imprenditori onesti mentre lo Stato di diritto viene meno. L’illegalità diffusa comporta ampie disponibilità di risorse occulte in grado di alimentare continuamente nuove aperture o ampliamenti». «L’appello – conclude Accornero – è che ciascun comune si attivi con una serie di interventi straordinari di verifica».