Iva evasa per 14 milioni: un monzese la mente della maxi frode

Ci sarebbe un monzese di 39 anni dietro a un giro di fatture false per 30 milioni di euro che avrebbe portato all’evasione di 14 milioni di Iva scoperto dalla Guardia di Finanza di Milano e dalla Agenzia delle Entrate (Settore contrasto illeciti, Sezione Lombardia). L’indagine, denominata “Paper-one” ha permesso agli investigatori di individuare un articolato sistema di “frode carosello”.
L’indagine è partita da accertamenti della Agenzia delle entrate
L’indagine è partita da accertamenti della Agenzia delle entrate

Ci sarebbe un monzese di 39 anni dietro a un giro di fatture false per 30 milioni di euro che avrebbe portato all’evasione di 14 milioni di Iva scoperto dalla Guardia di Finanza di Milano e dalla Agenzia delle Entrate (Settore contrasto illeciti, Sezione Lombardia). L’indagine, denominata “Paper-one” ha permesso agli investigatori di individuare un articolato sistema di “frode carosello” che vedrebbe implicate diverse aziende, sia nazionali che comunitarie operanti nel settore della fornitura di carta e prodotti per ufficio.

Tutto è partito da controlli mirati dell’Agenzia delle entrate nei confronti di imprese abilitate al Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione (Me.P.A.), società che rifornivano soprattutto, diverse amministrazioni pubbliche, tra cui la stessa Guardia di Finanza di Milano, varie Aziende sanitarie locali, alcuni Comuni lombardi e piemontesi e la stessa Agenzia delle entrate, che hanno portato alla luce un sistema di evasione dell’Iva, con la conseguente alterazione del normale funzionamento del mercato e delle regole della concorrenza.

Le attività di verifica sono state eseguite con il coordinamento della Procura della Repubblica del Tribunale di Milano, anche attraverso perquisizioni e sequestri di documentazione. Emersa una dimensione transnazionale, con il coinvolgimento di 13 imprese nazionali e 5 aziende comunitarie, operanti in Francia, Spagna, Belgio, Austria e Germania.Individuate inoltre 10 società che hanno ricoperto il ruolo di “missing traders”, ossia società fantasma interposte tra i fornitori comunitari ed i reali acquirenti della merce al vertice delle quali il monzese, considerato ideatore della frode, avrebbe posto dei“prestanome”, alcuni già noti alla Giustizia.

Il tutto finalizzato a emettere fatture per operazioni inesistenti nei confronti di tre società, reali beneficiarie della frode,che si sarebbero avvalse consapevolmente di un giro di false fatture per un imponibile di 30 milioni di euro. L’importo complessivo dell’Iva evasa dal 2010 al 2015 è di circa 14 milioni di euro. L’attività investigativa ha portato a 14 denunce per violazioni della normativa penale tributaria e una per il reato di favoreggiamento, per le quali la Procura ha già chiesto il rinvio a giudizio.