La Brianza con gli occhi di Stendhal, che scrisse, amò e visse

Sono passati quasi due secoli dal viaggio in Brianza di Henri Beyle, anzi Arrigo, per tutti Stendhal.
Stendhal, al secolo Henri (Arrigo) Beyle
Stendhal, al secolo Henri (Arrigo) Beyle

La Brianza con gli occhi di Stendhal, che scrisse, amò e visse
Il forestiere in Italia

Stendhal è lo pseudonimo dello scrittore francese Henri Beyle, uno dei grandi romanzieri dell’800. Iniziò a frequentare Milano e la Lombardia nel 1800, stabilendovisi. Amò Milano e l’Italia a tal punto che sulla sua tomba volle che fosse scritto Arrigo Beyle – Milanese- Scrisse – Amò – Visse . Per comprendere Stendhal viaggiatore, cronista e scrittore di viaggi in Italia, occorre anzitutto considerare la sua singolarità, non confonderlo con i tanti altri, di varie nazionalità, che hanno intrapreso il “Grand Tour”. Stendhal, infatti, non è stato in Italia occasionalmente, ma vi ha soggiornato a lungo, ha avuto modo e agio di capire la mentalità degli italiani, di studiarne da vicino comportamenti, istituzioni e costumi, di esaltarne i pregi e di bollarne i difetti; l’Italia è stata per lui la terra di elezione, dove ha desiderato sempre di ritornare dopo ogni viaggio.

Il grande romanziere Stendhal, con il breve ma prezioso “Journal du voyage dans la Brianza, ha collocato la Brianza negli itinerari suggestivi del Grand Tour indicandola come un angolo di unica e assoluta bellezza. Non è stato il solo perché l’inglese Richard Bagot, circa un secolo dopo, percorse il territorio lombardo; e il nostro Giuseppe Baretti, il critico italiano molto conosciuto a Londra, scriveva: “La Brianza è il più delizioso paese di tutta l’Italia… in questo vaghissimo paese, ovunque si porti lo sguardo, non si scorgono che paesaggi ornati di tutte le grazie campestri”. E lo scrittore Carlo Emilio Gadda, che in Brianza ha ambientato “La cognizione del dolore”, è arrivato a scrivere: questa terra è stata “irrimediabilmente profanata”?

La Brianza con gli occhi di Stendhal, che scrisse, amò e visse
Il forestiere in Italia

Un viaggio in Brianza dovrebbe iniziare dall’attenta osservazione di una carta geografica. Non di una qualsiasi, ma di quella stampata a Milano nel 1837 “Presso Santo Bravetta”. La carta geografica/mappa cui alludo ha per titolo “La Brianza e luoghi circonvicini”, datata 1837, le misure sono mm 540 x 360 (foglio), Editore/stampatore Santo Bravetta, Milano. (Bibliografia- P. Arrigoni, A. Bertarelli, Le carte geografiche dell’Italia conservate nella Raccolta delle Stampe e dei disegni. Catalogo descrittivo, Milano 1930, p. 359 n. 3151, Collocazione Comune di Milano – “. Ebbene questa cartina l’ebbe in mano Stendhal nei suoi viaggi in Lombardia, “La Brianza e i luoghi circonvicini”.

Nei primi decenni dell’Ottocento la Brianza entra mirabilmente negli itinerari di scoperta e di vita di poeti e scrittori quali Carlo Porta, Ugo Foscolo, Alessandro Manzoni e prima ancora Giuseppe Parini. Stendhal nell’agosto del 1818 compie un breve soggiorno e nel “Journal du voyage dans la Brianza” racconta non solo le ville, la natura impareggiabile, i laghi, e persino gli indimenticabili occhi delle donne briantee. I coniugi tedeschi Friedrich e Caroline Lose hanno fissato per la geografia della memoria delicatissimi e romantici acquerelli. Federico e Carolina si improvvisarono editori loro stessi nel 1823, con il Viaggio pittorico nei Monti di Brianza, un album di 24 soggetti, che, nonostante il tema meno famoso, ebbe uno straordinario successo tra i collezionisti. Per far conoscere l’opera disegnarono un manifesto con la proposta di sottoscrizione delle prime dodici vedute, disponibili in bianco e nero a 175 lire austriache. La versione colorata era prodotta su ordinazione, per chi la richiedeva e le stampe erano vendute anche singolarmente nella loro casa studio. Proprio in quell’anno Manzoni terminava il Fermo e Lucia, la prima versione de I Promessi Sposi, ambientato proprio in Brianza. Sono seguiti i pittori Longoni, Mosè Bianchi, Spreafico, Segantini e tanti altri a regalare descrizioni da cui partire per immaginare e ritrovare i segreti e lo spirito profondo di questa terra. Il volume offre una narrazione della Brianza, raccontata da chi l’ha vista e goduta in epoche diverse. Pagine per amare un territorio e, se possibile, per ritornare a valorizzarlo senza ferirlo ulteriormente. Sulla tomba del cimitero di Montmartre, dove Stendhal riposa dal 1842, l’epigrafe da lui stesso predisposta, recita “Arrigo Beyle – milanese – scrisse, amò, visse”.

La Brianza con gli occhi di Stendhal, che scrisse, amò e visse
Il forestiere in Italia

A distanza di oltre centonovant’anni dal suo memorabile “Voyage dans la Brianza” (agosto 1818), un volume -oggi ripubblicato da Bellavite Editore- che ricorda lo scrittore “milanese”, corredato da una sua operetta sconosciuta ai più: “Il forestiere d’Italia”, ambientata addirittura a Desio. Il Diario contiene infine una serie di schizzi, accennati con mano rapida e veloce, con uno spirito a metà tra il turista e un vedutista alle prime armi. Bene scrive Valentina Marchesi nella prefazione al “Diario del viaggio in Brianza”, Bellavite editore, che Stendhal amò Milano totalmente; i costumi, la società, l’arte, la musica, il Teatro della Scala diventa il luogo delle sue passioni, arriva a conoscere tutto sulla musica italiana e il melodramma. Nell’Italia e in Milano e dintorni trova spunto per i suoi romanzi più celebri.

Stendhal, prosegue la Marchesi, ama Milano e decide di esplorare i suoi dintorni in un breve viaggio dal 25 al 29 agosto 1818 nei paesi e paesaggi della Brianza: Giussano, Canzo, Inverigo, Asso, Pusiano, Oggiono, tappe fugaci in cui avviene l’incontro con l’umanità del luogo, in cui si avvicina alla natura e contempla paesaggi vergini e incontaminati che gli sembrano incarnare l’ideale artistico delle terre della Lombardia. La Brianza svela a Stendhal panorami unici, un mondo diverso da Milano con i suoi circoli intellettuali, ecco perché il Diario è ricco di scene strappate al ritmo quotidiano di quei luoghi, Stendhal cattura fisionomie umane semplici e sincere, donne dotate “di una bellezza che non ha niente di greco, perciò tanto più ammirevole e originale.” La Brianza come la parte migliore della Lombardia che aveva eletto come propria patria ideale, dove desiderava passare la propria vecchiaia e morire.

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Quello che Stendhal racconta del viaggio è personale, appunti veloci che l’autore non avrebbe mai pubblicati; è evidente che Stendhal scrive per se stesso, lo dichiara il primo giorno, 25 agosto 1818: “Rileggendo nel 1818 il diario del viaggio a Le Havre nel 1811, i piccoli dettagli annotati mi riportano alla mente e rendono presenti tutte le sensazioni di allora. Un diario simile è fatto soltanto per chi lo scrive”. Forse l’unico modo per capire ecco scorci di questa scrittura così attenta ai dettagli, una scrittura da appunti. Estratti dal 25 agosto 1818: “Davanti a noi il castello del marchese Cagnola, a mezzogiorno, il duomo di Milano chiaramente visibile disegnato in grigio: a destra la chiesa di Rho che fora quasi l’orizzonte; più a destra, il campanile di San Gaudenzio a Novara”…“Bella semplicità dalla sommità della Rotonda, contrasto lampante fra questo edificio e il barocco della casa Crivelli. Veduta del paese, e, all’orizzonte, della pianura lombarda, che assomiglia al mare. Si vede Monticello al di là della pianura bagnata dal Lambro. Questa piana, coperta di piccole querce piramidali, offre un aspetto monotono”.

La Brianza con gli occhi di Stendhal, che scrisse, amò e visse
Il forestiere in Italia

Ecco un secondo estratto dal 28 agosto 1818: “Alle nove andiamo sulla passeggiata sopra la chiesa. Non ricordo di aver mai visto stelle così brillanti, è curioso che gli italiani, che sanno collocare così bene le loro chiese, non abbiano messo quella di Oggiono duecento passi più in alto; avrebbe fatto da punto di riferimento per tutto il lago. Non si distingue che il campanile, senza chiesa né case. Incantevole discesa in mezzo ai castagni da Oggiono al lago”. Luoghi stupendi e familiari, ed è lusinghiero sapere che un celebre scrittore francese sia passato da quelle parti e li abbia amati, che abbia scelto l’Italia come patria d’elezione e in particolare Milano e la Brianza.

Carlo Franza

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Il forestiere in Italia

Nato nel 1949, Carlo Franza è uno storico dell’arte moderna e contemporanea, italiano. Critico d’arte. È vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (lettere, filosofia e sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e assistente ordinario. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore straordinario di storia dell’arte moderna e contemporanea (Università La Sapienza- Roma) , ordinario di lingua e letteratura italiana. Visiting professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose università estere. Giornalista, critico d’arte dal 1974 al 2002 a Il Giornale di Indro Montanelli, poi a Libero dal 2002 al 2012. Nel 2012 ritorna e riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari dell’arte”.