Agrati, test sierologici a tappeto su 1250 dipendenti. Il 10% è entrato in contatto con il virus, ma tra questi solo il 6% è positivo

Test sierologici di massa nei siti produttivi italiani dell’azienda di Veduggio con Colzano leader nei sistemi di fissaggio . Un programma realizzato in collaborazione con la facoltà di Microbiologia dell’Università degli Studi di Milano
Controllo della temperatura all’entrata di uno stabilimento Agrati
Controllo della temperatura all’entrata di uno stabilimento Agrati Paolo Rossetti

Test sierologici a tappeto sui dipendenti. Come non ne erano stati fatti finora in aziende così grandi. Lo screening che Agrati, la multinazionale leader dei sistemi di fissaggio con sede a Veduggio con Colzano, ha portato a termine in collaborazione con la facoltà di Microbiologia dell’Università degli Studi di Milano non ha precedenti per numero di controlli. Sono stati effettuati test sierologici gratuiti e su base volontaria a tutti i lavoratori dei siti produttivi italiani (Agrati spa, Cvb srl, Fsp srl) per garantire il maggio grado di sicurezza possibile per chi accede alle fabbriche.

La fase 2 è ormai una realtà, ma resta il problema di come ridurre al minimo i rischi dovuti alla frequentazione dei luoghi di lavoro. E proprio per definire un modello di prevenzione dell’infezione da Sars-CoV2 si è scelta la strada del controllo epidemiologico che permetta di tracciare il livello di esposizione al virus seguendo nel tempo l’evoluzione degli anticorpi presenti in soggetti asintomatici.

Un maxicontrollo condotto su 1250 persone che alla fine ha dato questi risultati: il 10% degli addetti, quindi 125 persone, è risultato essere entrato in contatto con il virus. Un dato non sufficiente per stabilire la loro positività, tanto che si è proceduto a praticare loro un primo tampone. La percentuale di contagio all’interno di questa quota di lavoratori è stata comunque molto bassa: solo nel 6% dei casi, infatti, il risultato è stato positivo. Poche persone, insomma, che però messe a contatto con i loro colleghi avrebbero potuto creare problemi e, di contagio in contagio, incidere sulle condizione di salute di molti e, in ultima analisi, ostacolare il lavoro nel loro stabilimento.

I controlli non sono finiti qui: nelle prossime due settimane ci sarà, infatti, una seconda tornata di test. Il pericolo c’è ancora e la guardia non va assolutamente abbassata, verificando ulteriormente l’evoluzione della situazione nella popolazione aziendale. Una fase che prevede anche prelievi di sangue per quei soggetti che hanno già incontrato il virus, con lo scopo di tenere monitorata nel tempo la presenza degli anticorpi e il loro dosaggio.

“Questa iniziativa non vuole certo essere un modo per sostituirsi al ruolo della sanità pubblica – spiega Paolo Pozzi, Ceo di Agrati – ma piuttosto il tentativo di dare da un lato un contributo di conoscenza per comprendere al meglio l’evoluzione del contagio, così come di rasserenare l’intero ambiente di lavoro, offrendo certezze a tutti sulla reale situazione in fabbrica.

Questa procedura non può garantire una patente di immunità e nemmeno annullare il rischio di trasmissione del virus ma riteniamo lo riduca in maniera significativa soprattutto nel periodo di transizione che vivremo nella fase 2 e nella fase 3 in attesa di vaccini e antivirali efficaci.

Non possiamo permetterci un altro lockdown richiudendoci tutti in casa solo perché una minuscola percentuale di persone potrebbe diffondere di nuovo il virus.”