I +1.362 positivi di Monza e Brianza spiegati dalla Ats. “Coprifuoco” e Dpcm: solo 18 sanzioni su 2.400 controlli

Il dato di martedì 27 ottobre rientra in un andamento in crescita “su livelli alti” ma è determinato anche dal numero, elevato, di tamponi”processati”. Dieci-quindici giorni per valutare gli effetti delle attuali misure di contenimento.
Esercito in centro
Esercito in centro Fabrizio Radaelli

Monza Brianza e quei +1.362 positivi al Covid-19 di martedì 27 ottobre. Un numero “monstre”, dopo il + 439 del giorno prima, un incremento di contagi paragonabile a quello dell’intera area metropolitana milanese. Come è possibile? Il rischio di fornire un dato che potrebbe essere letto, in quanto tale, come fonte di estrema preoccupazione per il territorio, merita una spiegazione: a determinare i numeri diffusi giornalmente – spiegano dalla Ats, Agenzia di tutela della salute – sono i tamponi“processati”, analizzati.

«I nuovi contagi a Monza e in Brianza crescono su livelli alti – precisano – ma in linea con il contesto anche urbano milanese di riferimento per contiguità. L’ideale, per farsi un’idea più realistica dell’effettivo andamento del contagio, a livello locale, sarebbe di valutarlo almeno settimanalmente». Un esempio è Varese, che, nel giro di tre giorni, è passata, da dati ufficiali diramati dalla Regione, dai 900 nuovi positivi di domenica 25 ottobre, ai 200 lunedì 26, ai 100 di martedì 27. Può capitare che il rallentamento o l’accelerazione del contagio, decretati dai numeri, di giorno in giorno, siano proprio effetto del lavoro dei centri analisi.

«I tamponi vengono effettuati tutti i giorni – dicono ancora dalla Ats – ma in alcuni più di altri e talvolta si procede a una refertazione di massa. Ad esempio, durante i week-end, i medici di base non lavorano e quindi non ci sono richieste di tamponi, rinviati a lunedì e processati nel giro di due giorni» quindi si possono registrare “picchi” il martedì (vedi il 26 ottobre) o il mercoledì.

Intanto, da giovedì scorso, dalle 23 alle 5, le forze dell’ordine nazionali, militari dell’esercito impegnati nell’operazione “Strade sicure” e agenti della polizia locale stanno controllando una provincia pressoché deserta. L’attenzione è alta, spiegano dalla Prefettura, ma, da parte della cittadinanza c’è stata la risposta attesa al provvedimento di limitazione degli spostamenti imposto da governo e Regione. Stesso effetto per il Dpcm, l’acronimo ormai sulla bocca di tutti, che ha stoppato temporaneamente l’attività di bar e ristoranti, dalle 18, nei giorni feriali.

A testimoniare l’ottimo riscontro alle misure di contenimento del contagio sono le sole 18 sanzioni complessive elevate a ieri (14 a persone e 4 ad attività) a fronte di 2.021 cittadini e 358 attività controllati. Servirà tutto questo sacrificio a ridurre i contagi? La risposta si avrà tra una decina di giorni, un paio di settimane al massimo. Di qui il rinvio, per il momento, della decisione di introdurre eventualmente misure più drastiche. La valutazione sarà di ambito esclusivamente tecnico sanitario, i numeri giornalieri e l’andamento dei contagi, oggetto di confronto costante tra servizio sanitario regionale e Ministero della Salute (e quindi governo centrale).

L’obiettivo del contenimento del contagio potrebbe in futuro riguardare gli orari diurni, caratterizzati attualmente dallo svolgimento di attività lavorative e scolastiche in presenza, con gli annessi spostamenti pendolari, soprattutto da e per Milano, ma anche tra i comuni della provincia. Se per la scuola la Regione è già parzialmente intervenuta, imponendo la Dad al 100 per cento a tutte le scuole superiori (applicazione meno problematica rispetto a elementari e medie, che per fare altrettanto vedrebbero la necessità di congedi parentali), per il mondo del lavoro, sempre a livello decisionale politico, per ipotesi, potrebbero essere valutate e stabilite differenti modalità di svolgimento per alcune categorie (turnazioni o smart working forzato, se possibili) o blocco con ammortizzatori sociali per altre.