Lasciata alle spalle Kazan, la città della Russia siberiana, dove venerdì primo luglio tutti gli equipaggi che partecipano alla sesta edizione della Pechino-Parigi, hanno osservato un liberatorio terzo giorno di riposo, si passa alla tappa di trasferimento di 436 chilometri da Kazan a Nizhny Novgorod, che è la terz’ultima tappa in terra russa prima di entrare in Bielorussia.
LEGGI Tutte le puntate del diario di Roberto Chiodi alla Pechino-Parigi 2016
Roberto Chiodi della scuderia del Portello dal suo diario di bordo ci ha fatto sapere che il 29 giugno “ lasciata a malincuore Ekaterinburg e la cucina dell’hotel siamo arrivati a Perm, la città siberiana più a nord del nostro percorso, dove l’attrattiva maggiore é costituita dalle orecchie di sale. C’é addirittura una scultura a rappresentare questa storia che non meriterebbe neppure di essere raccontata se la tappa di oggi non fosse stata così monotona. E’ una zona di miniere di salgemma, i lavoratori ne trasportavano i sacchi tutto il giorno sulle spalle. E così le loro orecchie, per quanto se le lavassero, mantenevano alla fine uno strato di cloruro di sodio. I cittadini di Perm ne vanno così fieri che nella piazza principale hanno messo la scultura di un buco con le orecchie (nere) ai lati. Perm avrebbe altri motivi di cui gloriarsi, per esempio le sue industrie metallurgiche che fabbricavano i carrarmati russi durante la seconda guerra mondiale; o l’estrazione del petrolio. Questa città ha un inverno che non finisce mai, con una temperatura media di 15 gradi sotto zero. Abbiamo attraversato una sola foresta, che era lunga 500 chilometri. Ci siamo fermati a uno dei numerosi monumenti che delimitano sugli Urali l’ipotetico confine Asia-Europa, scattando le foto d’obbligo. Siamo stati accolti festosamente nello stadio di una cittadina, con tanto di pedana altissima dove salire con la macchina e farla vedere bene a tutti. Fa freddo”.
Dalle pagine di bordo del 30 giugno leggiamo: “ abbiamo passato più di tre ore nel pomeriggio a dannarci l’anima per districarci da un fondo stradale abominevole, tutto scombiccherato, buche profonde, brevi tratti rappezzati da schifo, appena prendevi velocità spuntavano nuovi baratri assassini. L’ultimo tratto era una massicciata in lavorazione, sconquassamenti a non finire con cartelli beffardi che indicavano il limite dei 70 all’ora. Ebbene, a un certo punto la strada sembrava finire direttamente in un fiume. Un’ultima svolta e c’era un ponte di vibrante di metallo. Non ci credereste- ha scritto Roberto Chiodi- ma c’erano in un gabbiotto alla fine del ponte due sciagurati casellanti che riscuotevano 300 rubli di pedaggio a testa, per uscire da quell’inferno. Facendo un po’ di conti debbono aver riscosso in un solo pomeriggio 30.000 rubli. Ecco perché saltellavano come diavoli alla processione.
Poi, per finire la festa, tre giri in autodromo a Kazan con le nostre auto vecchie e sempre più malandate, le gomme da sterrato, le slitte di protezione in acciaio, la fanghiglia attaccata dal mattino nelle tre prove speciali. Una inutile fatica massacrante. Alla quale noi dobbiamo aggiungere il distacco dalla carrozzeria della calotta che tiene in alto l’ammortizzatore anteriore di sinistra. Inconveniente causato dalla battaglia combattuta in Mongolia. Il giorno di riposo a Kazan sarà tutto in officina”
Paolo Volonterio