Vimercate, Oreno riscopre il vino:Crodello, Rosso ed Eporenum

Vimercate, Oreno riscopre il vino:Crodello, Rosso ed Eporenum

Vimercate – Basteranno pochi mesi, alla vigilia di Natale, poi sarà un rosso en primeur. Meglio: un novello, il primo novello di Brianza, un beaujolais targato Mb. Lo assaggeranno in pochi e sapranno se da quelle viti, piantate tre anni fa, potrà venirne qualcosa di buono da versare nel calice. Il progetto è nato nel 2006 ed è firmato da Dino Crippa, proprietario di cascina Lodovica a Oreno.

Lì sono state vitate terre a croatina, uva rara, groppello dolce, cabernet e merlot – le prime due tipiche dell’Oltrepo, le altre orobiche. Pochi ettari, quanto basta per cavarne qualche quintale di uva, vendemmiata per la prima volta due settimane fa, e pensare di imbottigliarlo. Cinque, sei, settemila, questo l’obiettivo della prima annata, che produrrà tre etichette: Crodello di Oreno, in tavola tra un anno, il Rosso di Oreno, che non farà solo acciaio ma passerà anche qualche mese nel legno per esser pronto nel 2011, e un riserva – Eporenum – in commercio dal 2012.

Dell’assemblaggio e della vinificazione se ne occupano in Val Calepio, provincia di Bergamo, dove i vini non hanno mai smesso di farli: è l’azienda agricola Eligio Magri, a Torre de’ Roveri, a gestire la produzione. «Perché l’abbiamo fatto? A dire il vero è stato l’ex sindaco Enrico Brambilla, con l’assessore Claudio Corno, a promuovere l’idea – racconta Crippa – Ci avevano presentato il piano per il Parco della Cavallera, nel 2006, e ci avevano invitato a pensare a delle colture permanenti. Vite, ho pensato io. E allora l’abbiamo fatto».

Dopo tre anni i vitigni sono in grado di produrre uve adatte alla pigiatura e alla fermentazione mallolattica. E sono destinate a crescere, burocrazia permettendo, fino a 5mila ettari forse, perché il neonato Consorzio agricoltori della Brianza, guidato da Alberto Tattanelli, potrebbe allargare la produzione. «Un’area ben precisa, tra la tangenziale est e il confine di Arcore – assicura Crippa – Quelle saranno le terre del vino di Oreno», che magari un domani cercherà di guadagnarsi l’Indicazione geografica tipica, il primo gradino delle certificazioni europee.

Il Rosso di Oreno non ha bisogno di spiegazioni, mentre il Crodello deve l’etichetta al "crüdé", un termine pescato in antichi documenti parrocchiali per descrivere quanto restava dal fondo e dal capello del vino in fermentazione, cioè il meglio. E poi Eporenum, il nome latino della frazione vimercatese, voluto per ricordare che il vino, dimenticato per oltre un secolo, qui ha radici antiche. Quelle che raccontava anche Carlo Porta, quel vino "cordiale" che innaffiava anche le tavole di Napoleone: Quij grazios – de la Santa e d’Osnagh/ quell magnifegh de Omaa, de Buragh/ quij cordial – de Canonega e Oren.
Massimiliano Rossin