Vent’anni dopo Michael JacksonMonza, ecco il live del Brianteo

Le luci, la scenografia, l'ingresso in scena. E quando è volata via. Sono passati vent'anni dal doppio concerto di Michael Jackson al Brianteo di Monza. Il 6 e 7 luglio 1992 il re del pop portò in città il Dangerous World Tour.
Vent’anni dopo Michael JacksonMonza, ecco il live del Brianteo

Monza – Le luci, sicuramente. E poi la scenografia. L’ingresso in scena, spettacolare. Tutto lo spettacolo è stato memorabile. E quando è volato via? Che emozione.
I ricordi si inseguono e si accavallano: il 6 luglio sono vent’anni dall’esibizione di Michael Jackson allo stadio Brianteo. Sì, proprio lui: The king of pop, il Peter pan della musica, l’artista capace di vendere oltre 1 miliardo di dischi in una lunghissima carriera iniziata da bambino. Incrinata da adulto da accuse di pedofilia; e finita il 25 giugno del 2009, a 51 anni, con una morte per arresto cardiaco (e la successiva condanna del medico personale per omicidio colposo). Ma oggi si parla d’altro.

Il 6 luglio 1992 arrivò a Milano da Roma a bordo dell’Orient Express (affittato per tutto il tour europeo, raccontano le cronache dell’epoca) e un seguito di tredici pullman personalizzati per trasportare i 145 uomini dello staff. Poi il trasferimento in Brianza per due serate sold out da quarantamila persone, secondo atto della doppia tappa italiana del Dangerous World Tour. Dopo quattro anni di assenza, sull’onda del suo periodo d’oro.

Al Brianteo a piedi – «Ricordo un concerto bello, innovativo, diverso dal solito. Soprattutto un’organizzazione meticolosa». Rosaria Gervasoni era già stata a sentire Bob Marley a San Siro e Dire Straits al Palatrussardi, a Milano. E Michael Jackson a pochi metri da casa non se l’era voluto perdere.
«Ero andata un mese prima, prestissimo una mattina, nel negozio di musica che c’era in via Vittorio Emanuele per comprare i biglietti – racconta ancora – e il giorno del concerto tutti gli amici lasciarono la macchina nel mio cortile. Era impossibile muoversi».

E lo spettacolo? «Un palco bellissimo, le luci, i ballerini bravissimi. Poi lui, poche parole e forse un “Ciao Monza” in italiano, in due ore tutte musica, spettacolo ed emozioni. E quel finale, quando all’improvviso si alzò in volo. L’avevamo visto solo in tv e di certo non c’era Youtube, peccato che a Monza certe cose non succedano più».

«Volevo conoscerlo» – «Per lavoro di concerti ne ho seguiti a centinaia, ma ricordo che per la sera del 7 luglio pagai io per esserci». Gianni Demarin, monzese («nato alla Zucchi») cresciuto a Lissone, era entrato tredicenne – nel ’77 – a Radio Nord Milano 22 di Desio. L’inizio di una carriera da dj che l’ha portato in Svizzera, dove oggi lavora come speaker in tv. «Il rammarico è di non essere stato nel giro giusto per poterlo conoscere. Sono passati vent’anni, ma i ricordi sono emozionanti: l’ingresso coi Carmina Burana, quel balzo fuori dalla botola che lo proiettò immobile sul palco prima di partire con Jam, uno spettacolo studiato nei minimi particolari, l’emozione del coro di bambini su Heal the world. E poi quei razzi sulla schiena che lo portarono via: nessuno di noi ha creduto che fosse veramente lui, ma che ci importava? Avevamo assistito a uno spettacolo che ricordiamo ancora ».

Emozionante anche per un addetto ai lavori. «Chissà cosa poteva essere costato, davvero da fantascienza come al cinema. Michael Jackson è stata proprio una vittoria».

Il primo concerto – E c’è anche chi quella sera ha vissuto il suo battesimo live. «Ricordo bene la data – racconta Fabio Pica – Era il 7 luglio 1992, avevo 18 anni. E sì, ero al mio primo concerto. Sono un fan di Michael Jackson dall’età di 8 anni, colpito negli anni ’80 dal personaggio e dal modo di ballare grazie ai video di Billie Jean, Beat it e Thriller».
Rispettò le attese? «È stato uno spettacolo eccezionale, una miscela di luci, musica ed effetti speciali. Non si trattava di un concerto come gli altri: era fusione di musica e danza, con balletti eccezionali. Ero quasi davanti al palco e ricordo due momenti: Billie Jean con tanto di “moonwalk” e il finale con Man in the mirror con lo stadio illuminato dagli accendini. Il momento in cui qualcuno – di certo non Michael Jackson – era volato via con tuta spaziale e razzi a fine concerto. Con gli anni i miei gusti sono un po’ cambiati, ma resta il concerto più spettacolare che abbia mai visto».
Chiara Pederzoli