Vedano: <Mazzolari>, festaper 30esimo di fondazione

Vedano: <Mazzolari>, festaper 30esimo di fondazione

Vedano L’impegno e la passione durano da trent’anni in entrambi i casi. Il primo caso racconta la nascita e lo sviluppo di un’idea, concretizzatasi il 10 aprile 1981 con l’atto costitutivo del Circolo culturale don Primo Mazzolari di Vedano. Il secondo caso è di qualche mese più «giovane»: il 28 novembre è il giorno del «compleanno» della Fondazione Mazzolari che ha sede a Bozzolo. Ciascuno con il suo ruolo: il Circolo brianzolo con la vocazione di animare culturalmente una comunità. La Fondazione con il compito istituzionale di raccogliere, conservare e diffondere il pensiero del sacerdote della bassa lombarda.

Circolo e Fondazione si sono idealmente uniti lunedì 7, grazie alla presenza a Vedano di don Bruno Bignami, da un paio d’anni presidente dell’ente. Don Bruno ha parlato in municipio, nell’aula che ancora oggi e domani accoglie la mostra «La più bella avventura», fra i pannelli con le foto e i testi che rendono vivo ed attuale lo slancio di un prete nato nel 1890 in una cascina, al Boschetto di Cremona.

«Si può capire la figura di don Primo a partire da quel decennio dal 1902 al 1912, dall’entrata in seminario a Cremona fino all’ordinazione sacerdotale -ha osservato don Bruno-. Fin da giovane, don Primo è uno che si butta a capofitto nello studio, va in profondità, legge tantissimo: teologia, letteratura, filosofia, padri della Chiesa. Sono gli anni della formazione in cui sviluppa una curiosità intellettuale non comune. Il vescovo Geremia Bonomelli, un monsignore dalla ampie vedute, amava formare sacerdoti che fossero capaci di libertà, che avessero spirito critico».

Il relatore ha seguìto don Primo nelle varie fasi della sua vita: docente in seminario, cappellano militare durante il primo conflitto mondiale (e la conseguente riflessione sulla guerra che «non ha nulla di umano», il rientro in diocesi, ma non in seminario, bensì in parrocchia per condividere la vita della gente. Da subito contrario al fascismo perchè non rispetta la dignità della persona, don Primo ha le prime incomprensioni con le autorità ecclesiastiche. Non mise mai in discussione la sua appartenenza alla Chiesa, fu profeta obbediente «che non sbatte la porta», fu animato da un anelito continuo alla conversione che riguarda tutti, anticipatore di temi affrontati dal Concilio Vaticano II, ad esempio il ruolo del laicato cattolico.
ma.s.