Uccise e murò la convivente:condannato a sedici anni

Monza – Condannato a 16 anni per omicidio il 49enne Luigi Gennaro, ex dipendente dell’azienda di trasporti cittadina. L’uomo che, un anno e mezzo fa, aveva strangolato la compagna Dania Leon Paz, 36 anni, sua convivente, e poi aveva murato il corpo della donna in un’intercapedine della casa di Velate, in Brianza, dove la coppia sarebbe dovuta andare a vivere. La sentenza è stata pronunciata ieri dal gup Licinia Petrella, che ha celebrato il processo a carico dell’ex lavoratore della Tpm col rito abbreviato. Tra Gennaro e la compagna, immigrata peruviana in regola, era nato un violento diverbio, forse per una differenza di vedute tra i due sul progetto di trasferirsi da Muggiò, dove abitavano, a Velate in una casa che l’uomo stava ristrutturando. Ma a scatenare la furia omidica sarebbe stata l’insinuazione da parte della donna che il loro figlioletto, che all’epoca aveva quattro anni, in realtà non fosse davvero dell’italiano. “Nostro figlio non è tuo, l’ho avuto da un altro”, le avrebbe detto. Parole che secondo gli inquirenti erano dettate dallo sfinimento.

Gennaro aveva cosparso di acido il corpo della donna, e poi lo aveva murato nella stessa abitazione di Velate. Messo alle strette, l’uomo aveva confessato il reato. Durante la fase dell’inchiesta preliminare, il 49enne, difeso dall’avvocato Franco Mongiu, si era difeso sostenendo la tesi dell’omicidio preterintenzionale. Il gesto di cingerle il collo col braccio sarebbe andato al di là delle sue intenzioni, non avendo saputo dosare la forza della stretta. Il grosso del processo, comunque, si è giocato sulla perizia psichiatrica. La difesa puntava al riconoscimento della semi infermità, mentre la perizia disposta d’ufficio dal magistrato, ha ritenuto l’uomo perfettamente capace di intedere e di volere. A quel punto il processo ha virato con decisione a favore dell’accusa, tanto che il giudice ha accolto in pieno le richieste di pena formulate dal sostituto procuratore Alessandro Pepè.
Federico Berni