di Pierluigi Saurgnani
Strategie a confronto, ad un recente convegno all’Hotel Bagni Nuovi di Bormio, fra tre importanti aree turistiche delle Alpi: la svizzera Engadina-Sankt Moritz e le italiane Alta Badia e Valtellina. Le strategie sono risultate diverse fra loro, ma, del resto, sono molto differenti anche le condizioni in cui i soggetti turistici operano nei rispettivi territori; e dissimile è il rapporto con la politica e lo stesso dicasi per le relazioni con la popolazione.
Sono, poi, di proporzioni molto diverse le risorse economiche di cui le tre aree dispongono: 12 milioni di euro per il Consorzio Engadina-Sankt Moritz, 3,7 milioni per il Consorzio Alta Badia (che opera nella ricca Provincia autonoma di Bolzano), mentre non è stato quantificato il sicuramente più modesto “budget” a disposizione della Valtellina, provincia italiana ordinaria cui lo Stato destina esigue risorse.
Non è però una questione solo di soldi, hanno tenuto a precisare Hugo Wetzel, presidente di Engadin Sankt Moritz, e Andrea Pertot, presidente del Consorzio turistico Alta Badia, che hanno spiegato agli operatori turistici valtellinesi (da Mario Cotelli all’assessore provinciale Alberto Pasina, dal presidente del consorzio Tourisport di Santa Caterina Valfurva Beppe Bonseri ad Andrea Quadrio Curzio della società Qc che gestisce i Bagni Nuovi di Bormio e diverse altre strutture termali in Italia e che ha già sottoscritto con il gruppo Percassi l’accordo per la gestione della stazione termale, presumibilmente a partire da 2013, delle rinnovate Terme di San Pellegrino Terme) quali sono i segreti del successo di due tra le aree più famose e rinomate dell’arco alpino: l’élitaria Alta Engadina (élitaria ma fino ad un certo punto dato che non sono certo tutti facoltosi gli ospiti dell’area che conta 3,4 milioni di pernottamenti l’anno) e la frequentatissima – ma sempre restando su elevati standard di qualità – Alta Badia (2 milioni di presenze).
L’ente turistico dell’Engadina è stato riorganizzato quattro anni fa e ha portato all’accorpamento delle diverse associazioni turistiche dei singoli comuni, scelta voluta tanto dalla politica quanto, soprattutto, dalla cittadinanza intera che si è espressa in questo senso addirittura con un referendum.
Ed è forse proprio la condivisione di tutta la popolazione nelle strategie turistiche il principale punto di forza dell’ente turistico di Sankt Moritz-Engadina. Ma anche in Alta Badia, il cui Consorzio turistico (cui fanno capo tre diverse associazioni turistiche) comunque deve dialogare di continuo con il livello politico nelle scelte strategiche, tutti gli operatori turistici (albergatori, ristoratori ma anche proprietari delle seconde case) danno il loro contributo ad una politica turistica che poi porta vantaggi a tutto il territorio.
Il Consorzio Alta Badia ha puntato molto sul messaggio e sulle informazioni veicolate dai mass-media (numerosissimi gli articoli e i servizi televisivi dedicati al comprensorio) ma – ha spiegato ancora il presidente Pertot – senza trascurare le migliorie e gli abbellimenti riguardanti l’ambiente come l’arredo urbano, le piste ciclabili, i sentieri e persino gli steccati d’epoca. “Cose molto semplici ma che hanno un grande impatto sui visitatori”, ha continuato Pertot.
Come, per fare un altro esempio, il premio gastronomico al turista che lascia in garage l’auto per almeno quattro giorni. Grazie ai suggerimenti di queste due famose aree turistiche, anche il comprensorio di Bormio-Santa Caterina Valfurva punta ad incrementare le presenze turistiche, investendo sui suoi punti di forza: la montagna (sci d’inverno, escursioni e passeggiate d’estate), l’enogastronomia (pizzoccheri, bresaola, bitto e i pregiati vini valtellinesi) e le terme. E magari cercando di rimediare a quello che Pasina ha definito un handicap che “pesa moltissimo sullo sviluppo turistico”, e cioè la carenza di infrastrutture viarie.
Il visitatore che arriva da Milano, Bergamo o Brescia impiega ancora troppo tempo per raggiungere Bormio. Ora si cerca di correre ai ripari, attraverso la realizzazione di alcune tangenziali (come quella, molto importante, di Morbegno) che dovrebbero ridurre il rischio di ingorghi e rendere più fluida e scorrevole la marcia di avvicinamento dei turisti all’Alta Valtellina.