Monza – Avrebbe preso soldi per non controllare i bar in cui i calabresi del clan Valle avevano installato le macchinette videopoker. Arrestato per corruzione il maresciallo capo Luigi Mongelli, della Guardia di Finanza, da poco trasferito al comando delle Fiamme Gialle di via Manzoni.
I reati contestati al militare, riguardano fatti relativi al periodo precedente al suo trasferimento in Brianza. Mongelli ha prestato servizio a Reggio Calabria e a Milano. Il suo arresto è avvenuto nell’ambito dell’operazione condotta dalla Direzione distrettuale antimafia milanese che ha portato in carcere dieci persone. il giudice del Tribunale di Reggio Calabria Vincenzo Giglio, presidente anche di Corte d’Assise ed esponente della corrente di sinistra di ‘Magistratura democratica’ accusato di reato di corruzione e di favoreggiamento personale di un esponente del clan Lampada, con l’aggravante di aver commesso questi reati “al fine di agevolare le attivita'” della ‘ndrangheta.
In manette anche un consigliere regionale Pdl e un avvocato milanese. Giglio, 51 anni, nella sua veste di presidente della sezione “Misure di prevenzione” del Tribunale di Reggio Calabria e’ accusato dalla Dda milanese di aver “agevolato” la ‘ndrangheta. Il giudice sarebbe stato corrotto in cambio di una ‘spinta’ alla carriera della moglie, Alessandra Sarlo, dirigente della Provincia e commissario straordinario della Asl di Vibo Valentia.
Nell’inchiesta risulta indagato anche un altro giudice, si tratta del gip di Palmi, Giancarlo Giusti, perquisito e indagato per corruzione. Secondo l’accusa sarebbe stato corrotto, con una decina di viaggi in Lombardia, e gli sarebbe stata assicurata anche la compagnia di una ventina di escort. I pm stanno cercando di ricostruire cosa avrebbe dato in cambio al boss Giulio Giuseppe Lampada.
F. Ber.