Simone Cristicchi a Binario 7Debutta ”Li romani in Russia”

Simone Cristicchi a Binario 7Debutta ”Li romani in Russia”

Monza – Prima di tutto li ha riportati là, in Russia, dove tanti sono rimasti. E ora con loro ritorna in Italia, a partire da Monza, accompagnando quelle voci e quei ricordi sui passi dell’Armir in ritirata dalla neve, dal gelo, dall’orrore che per mesi li avevano accerchiati. Monza e poi la Toscana, le Marche, Roma verso fine novembre. “Li romani in Russia”, si intitola: il poema in ottave scritto da Elia Marcelli sulla spedizione italiana nella seconda guerra mondiale, che Simone Cristicchi porterà in scena, in prima nazionale per il tour ufficiale, sabato sera alle 21, al Binario 7. Prima della prima c’è stata Mosca, domenica scorsa, teatro Na Strastnom, all’interno di un festival di monologhi, perché di questo si tratta: un’ora e più di racconto a una voce che strappa alla cantilena degli endecasillabi a rime alterne dell’ottava un resoconto teatrale – “quasi un film” – illuminato dalla regia di Alessandro Benvenuti.

“Un momento indimenticabile” racconta Cristicchi due giorni dopo Mosca e alla vigilia del debutto italiano in città. “è stata l’emozione di raccontare al pubblico russo una storia che da loro in realtà è poco conosciuta. Loro ascoltavano la mia voce e in cuffia la traduzione simultanea fatta da un attore. E dopo il monologo si sono fermati per discutere, parlare, capire. Del tutto inaspettato”. Ma è stata solo la prima delle sfide, perché ora quei settanta minuti di romanesco – dopo una lunga serie di test in pubblico, compreso il festival Parola cantata di Brugherio – arrivano in forma definitiva a Monza e poi in Italia. “Ho lavorato tantissimo a questo testo, rubando il tempo tra spettacoli e altri impegni. Il monologo è una cosa complicata, ma è soprattutto una sfida, appunto: riuscire a raccontare senza fare sentire la nenia dell’ottava. Ci sono dialoghi, personaggi, demenziali e grotteschi. E per ciascuno di loro un volto e una voce”. Che fanno insieme un affresco epico di una guerra tragica, senza concedere nulla all’indulgenza o al mito.

“Che è quello che mi ha affascinato: era da tempo che pensavo al monologo come forma artistica, ma non mi era capitata l’occasione, il testo adatto – prosegue il cantautore romano – Poi ho incontrato “Li romani in Russia”, che è prima di tutto qualcosa di personale: mio nonno è stato nella campagna, è tornato, ma non ha mai voluto raccontare nulla. Il mio interesse nasce dal suo silenzio. E allora ho trovato in Marcelli quel racconto che non ho mai ascoltato, anzi: il racconto che pochi hanno sentito o letto, fatto sì di solidarietà ma anche di solitudine, di orrore, di uomi spogliati e di cavalli squartati per mangiare, fin dove le persone tornano bestie. È un punto di osservazione non scontato”. Non scontato e diretto da Alessandro Benvenuti – “un incontro perfetto” – che ha drammatizzato la scena trasformandola “quasi in un film, disegnando gli stati emotivi con le luci, trasformando il monologo in un racconto cinematografico”. Che descrive la guerra da dentro, con gli occhi di chi non h avoglia di negarla. Compresi gli italiani brava gente. Italianski karasciò. Forse.
Massimiliano Rossin

Su il Cittadino in edicola giovedì 4 novembre lo sconto sui biglietti per i lettori.