Un dormitorio pubblico, che accolga uomini soli rimasti senza una casa, è da parecchio un’esigenza iscritta all’ordine del giorno dei lavori delle associazioni che operano in città nel settore sociale. Nel tempo una delle piste vagliate, ma poi non concretizzata, è stata quella di una riconversione dell’edificio all’angolo tra le vie Stefano da Seregno e Lamarmora, all’interno del parco “25 aprile”.
Oggi invece l’opzione più calda sembra un utilizzo della palazzina con accesso dal civico 30 della via Sciesa, considerato l’ideale in quanto nel perimetro della stazione ferroviaria. L’idea, peraltro condivisa informalmente dalla Croce Rossa Italiana, è indicata come una priorità dal tavolo di lavoro che si sta occupando da mesi di iniziative di sensibilizzazione per l’inserimento nella società dei migranti, senza negare un’attenzione a settori specifici che interessano spesso e volentieri anche gli italiani. Come in questo caso.
Il progetto abbozzato prevede che sia il Comune di Seregno a contattare Reti Ferroviarie Italiane per ottenere il beneplacito ad usufruire dello stabile, in buone condizioni nonostante sia vuoto, e che poi il servizio di dormitorio venga gestito con la collaborazione dei volontari delle stesse associazioni. Al di là della volontà politica di procedere in questo senso, che l’amministrazione dovrebbe dimostrare, il nodo sarebbe poi di natura economica, perché un minimo di sorveglianza professionale andrebbe garantito. Intanto in stazione c’è chi dorme e cerca di sopravvivere, come Francesco Paolo Di Caccamo, palermitano, 48 anni . «Nella vita ho sbagliato tanto, ma ho pagato sempre. Adesso non chiedo niente che non sia un lavoro. Sogno una casa ed una compagna, con cui guardare la sera la televisione».
Di Caccamo, palermitano è uno dei quattro senzatetto che hanno scelto la stazione di Seregno per trascorrere le ore notturne. L’esterno della stazione, per la precisione, visto che ormai dallo scorso inverno la hall d’ingresso e la sala d’attesa, per motivi di igiene incontestabili, sono state chiuse “sfrattando” di fatto coloro che dell’edificio di piazzale 25 aprile avevano fatto una dimora, per quanto di fortuna. «Da allora dormo nel sottopassaggio che porta alla via Comina -spiega Di Caccamo-. Con me c’è un altro uomo, che credo sia italiano: la lingua la parla infatti bene. Io sto su un lato, lui sull’altro. Se qualcuno ci aiuta? Sì, l’unità di strada della Croce Rossa Italiana, che il lunedì ed il giovedì passa e ci lascia coperte e bevande calde. Per il resto, dobbiamo cavarcela da soli…».