Monza– I giovani delle province di Milano e Monza si fanno largo. Purtroppo, però, nelle classifiche di chi fa più fatica a condurre un’esistenza dignitosa. Un aspetto sottolineato dall’indagine svolta dalle Acli provinciali presiedute dal seregnese Gianni Bottalico in collaborazione con il Dipartimento di sociologia dell’Università cattolica. La ricerca ha preso in esame 100mila dichiarazioni dei redditi presentate con il modello 730 nel periodo 2008-2011 ai Caf di Milano e Monza. I contenuti dell’indagine hanno fornito il materiale per il libro «Ceto medio: la nuova questione politica e sociale», presentato a Milano.
Malgrado la crisi, i redditi nominali complessivi del campione Acli sono cresciuti nel quadriennio 2007-2010: la media è passata dai 25.293 euro annui del 2007 ai 25.935 euro del 2010. Ma se l’incremento di 642 euro è stato pari al 2,54%, l’inflazione ha però causato una perdita del potere d’acquisto per 779,2 euro (meno 2,91%). E a pagare di più sono stati i lavoratori dipendenti. Il potere d’acquisto di questi ultimi è sceso del 2,77%. Meglio è andata ai pensionati, che in questi quattro anno hanno perso in termini reali lo 0,66%.
Oltretutto, sono proprio i più giovani a guadagnare di meno. In base ai dati 2007, i giovani di età inferiore ai 29 anni avevano un reddito di 17.937,20 euro. Nel 2010, il guadagno ammontava a 17.805,03 euro. Sempre nel 2010, invece, risultavano più robusti i redditi di chi aveva un’età compresa tra i 40 e i 49 anni (29.938,57) e tra i 60 e i 69 (26.677,75).
Redditi più leggeri per i giovaniIndagine Acli sul ceto medio
La ricerca ha preso in esame centomila dichiarazioni presentate tra il 2008 e il 2011 ai centri di assistenza fiscale (Caf) delle Acli. Dall'indagine al volume "Ceto medio, la nuova questione politica e sociale"
