Rapine in villa, i precedenti in Brianza

Giussano, febbraio 2004

L’imprenditore Barzaghi ostaggio dei banditi

Notte di terrore in Brianza. Quattro banditi armati di pistola hanno fatto irruzione nell’abitazione di un noto industriale giussanese, Paolo Barzaghi, e, dopo averlo preso a calci e pugni, lo hanno rapinato: stando a una prima stima, il bottino ammonterebbe a 8 mila euro in contanti, più oggetti preziosi (orologi, gioielli e argenteria) del valore di alcune decine di migliaia di euro. L’episodio ha avuto inizio attorno alle 20, giovedì sera, ma ci sono volute ore prima che Barzaghi, titolare dell’industria che produce tessuti per arredamento «Tpb Barzaghi» di via Diaz, a due passi dal centro storico cittadino, riuscisse a liberarsi e a dare l’allarme: i carabinieri della Compagnia di Seregno, in testa il comandante, capitano Luigi D’Ambrosio, e il responsabile del Nucleo operativo radiomobile, maresciallo capo Tommaso Filoni, hanno lavorato fino all’alba, per raccogliere le testimonianze dell’imprenditore e della sua governante, una settantacinquenne residente in città, sequestrata come il suo datore di lavoro, ed effettuare i rilievi tecnici che, si spera, possano essere utili per risalire all’identità dei componenti della banda di malviventi. Stando ai primi accertamenti, il commando era già penetrato nel complesso della «Tpb» – nel quale sorgono anche le ville dell’industriale (che vive con moglie e figlia universitaria) e del figlio Giangirolamo, detto Giangi, presidente del Calcio Seregno – da qualche ora, probabilmente approfittando della confusione causata dal via-vai di dipendenti all’ora di chiusura della fabbrica. Mancavano pochi minuti alle 20 quando la governante ha aperto la porta d’ingresso della bella villa in stile liberty in cui vive la famiglia: la poveretta si è imbattuta, proprio sull’uscio, nei banditi che, sotto la minaccia delle armi, l’hanno obbligata a rientrare in casa. Una volta dentro, si sono subito diretti nella sala da pranzo, dove Paolo Barzaghi stava consumando la cena preparatagli dalla donna. Non hanno perso tempo: per convincerlo a condurli immediatamente alla cassaforte, l’hanno tempestato di pugni e calci. All’industriale non è rimasto altro da fare che ubbidire: ha mostrato ai rapinatori la cassaforte, che è stata svuotata dell’intero contenuto, circa 8 mila euro in contanti appunto. Quindi, ha dovuto accompagnarli per tutta la villa: i banditi hanno razziato quanto possibile, perlopiù orologi, oggetti di oro e gioielli e alcuni pezzi d’arredo in argento. Una volta portato a termine il blitz, i malviventi hanno rinchiuso Paolo Barzaghi e la sua governante in un bagnetto di servizio e si sono dati alla fuga. Ci sono volute alcune ore prima che il guardiano notturno, di ronda nell’area della tintoria, si accorgesse dell’accaduto: il bagnetto è dotato di un oblò fisso posto piuttosto in alto rispetto al pavimento, dunque era impossibile, per l’imprenditore, trovare una via d’uscita da lì. Non gli è rimasto altro da fare che tentare di rompere la finestra, cosa che gli è riuscita dopo diversi tentativi: quindi, per cercare di segnalare la sua presenza al vigilante, ha “gettato” dal pertugio gli oggetti trovati nello stanzino, in particolare asciugamani, salviette e accappatoi. Alla fine, il guardiano si è accorto della presenza degli oggetti sul terreno e ha capito che, nella villa, c’era qualcosa che non andava. Ha liberato l’industriale e la domestica e ha chiamato il 112. Sul posto si sono subito portate le pattuglie dei carabinieri della Compagnia di Seregno e della locale stazione dell’Arma, che si sono trattenute in via Diaz fino all’alba.
Antonella Crippa

Aicurzio, novembre 2005

Padre, madre e figlio massacrati di botte

Sono entrati da una finestra del pian terreno, in quattro, tutti stranieri, forse rumeni, coperti da passamontagna e armati di cacciavite, e per più di un’ora hanno massacrato di botte madre, padre e figlio. E’ successo ad Aicurzio, venerdì della scorsa settimana, verso la mezzanotte. La famiglia Biffi, che abita al civico 31 di via Bersan era in casa, la madre Giuseppina, 60 anni, era ancora sveglia, mentre Cesarino e il figlio Francesco dormivano nelle rispettive stanze. La furia degli aggressori si è abbattuta subito sulla donna, fermata in corridoio, mentre qualche elemento della banda ha buttato giù dal letto i due uomini. “Ho fatto appena in tempo ad alzarmi –ha raccontato Francesco dal suo letto all’ospedale di Vimercate- e me li sono trovati addosso, mi hanno buttato a terra in un secondo, gettato un accappatoio in testa e riempito di calci e pugni ovunque”. Poi la gamba del giovane è stata chiusa nella porta ripetutamente sbattuta, fino a rompere l’osso. Il padre è stato lasciato a terra rantolante e poi preso a calci con la rincorsa. Il volto pieno di sangue. Oggi è ricoverato a Vimercate e ne avrà per 40 giorni. Più o meno come la donna, trasportata presso il San Gerardo di Monza. L’inferno è durato fino alla una e un quarto, quando sulla scena ha fatto il suo ingresso il primogenito di casa Biffi, Dario, 30 anni. Il giovane, di rientro da una serata in compagnia, ha sorpreso i malviventi mentre se ne stavano andando. I genitori gli hanno gridato di mettersi in salvo e Dario è corso dai vicini e ha avvisato il 112. I carabinieri del nucleo operativo di Vimercate sono arrivati in pochissimi minuti, ma i rapinatori erano già lontani con un bottino che mai potrebbe spiegare tanta violenza. Nel sacco sono finiti pochi contanti, qualche monile d’oro, i cellulari e perfino vestiti usati. Unico oggetto di valore l’auto di Francesco, una Polo. Niente tesori e nessuna cassaforte, anche se i rapinatori l’hanno cercata a lungo. Del caso ora si stanno occupando i carabinieri della compagnia di Vimercate, ma anche il nucleo operativo del reparto territoriale di Monza. Da parte loro stretto riserbo sulle mosse di questi giorni, una sola rassicurazione “possiamo dire solo che non stiamo brancolando nel buio”. Intanto, in settimana, ad Aicurzio è stato consumato un altro furto in villa, mentre i padroni dormivano e un altro è stato tentato prima che suonasse l’allarme. 
Valeria Pinoia

Monza, dicembre 2006

Irruzione in villa isolata, in casa madre e figlia

…Pensavano fosse uno scherzo. Invece era tutto drammaticamente vero. Non era il figlio che inscenava una finta rapina. Quelli erano tre delinquenti veri, che lunedì alle otto di sera hanno fatto irruzione in una casa di via Botticelli, una villa isolata nel quartiere Sant’Albino; casa e azienda agricola con la stalla, l’una davanti all’altra. In casa c’erano madre e figlia, 44 e 20 anni. La signora era appena uscita dalla doccia, quando davanti si è trovata un uomo col foulard alzato sul viso. “Ho pensato a mio figlio che voleva fare uno scherzo”, avrebbe detto ai carabinieri. Purtroppo si sbagliava. I banditi erano tre, penetrati nella proprietà della famiglia tranciando una rete di recinzione all’esterno; di questi, uno era armato con una pistola scacciacani, dalla quale sarebbe anche partito un colpo intimidatorio. Il padre, allevatore, non era in casa, ma stava lavorando nella stalla lì vicino, mentre i suoi erano in balia dei delinquenti. La figlia con la pistola puntata alla tempia, è stata condotta in bagno, dove l’hanno rinchiusa assieme alla madre, che sarebbe anche stata colpita con un pugno al capo. Nel frattempo i ladri, che chiedevano insistentemente dove fosse la cassaforte, razziavano la casa. Tra soldi contanti, preziosi, orologi ed un navigatore satellitare, se ne sono andati con circa 8000 euro di bottino. Alla figlia è stata strappata anche la catenina che portava la collo con un coltello preso dalla cucina dagli stessi criminali. Dopo quegli attimi infinitamente lunghi, sono scomparsi. Le donne, rompedo la porta a vetri del bagno, sono uscite e hanno dato l’allarme. Le indagini sono affidate ai carabinieri della compagnia di Monza. Secondo gli inquirenti si tratta di stranieri che avevano imparato a conoscere la zona e le strade ancora sterrate di quel lembo estremo del rione Sant’Albino, magari trovando rifugio per qualche tempo sotto l’ex discarica di via dell’Offelera, da mesi al centro di polemiche per i continui insediamenti da parte di famiglie Rom, oppure nelle cascine abbandonate di via della Guerrina, rifugio sicuro per gruppi di sbandati o di nomadi.
Federico Berni                   

Desio, settembre 2007

Rapina in villa da 100 mila euro in centro città

…a due passi dal municipio, e in pieno giorno, domenica pomeriggio. Per una ventina di minuti quattro persone sono rimaste in balia di due banditi, che hanno preso di mira la villetta di via Diaz, all’angolo con via Monsignor Cattaneo. Un pomeriggio di terrore per le due residenti, un?anziana di 87 anni e sua cognata di 61 anni, e la figlia di quest’ultima, giunta in visita con il marito. I due malviventi, col volto incappucciato e i guanti in lattice, armati di pistola e coltello, sono riusciti ad entrare nella casa, storica dimora della famiglia Brioschi (il padrone di casa è deceduto poche settimane fa), intorno alle 14,30. Ancora incerto il loro modo di agire. I carabinieri di Desio e di Monza che stanno effettuando le indagini avanzano due ipotesi:
i malviventi potrebbero aver scavalcato il cancello, non troppo alto, ed essere quindi entrati forse dalla cantina, oppure potrebbero avere utilizzato uno stratagemma, facendosi aprire dalla donna più anziana. La prima persona ad avere davanti a sè i due è stata proprio l’ottantasettenne, che sotto minaccia delle armi è stata strattonata e trascinata al piano superiore della villetta. Qui i banditi hanno trovato le altre tre persone: la cognata dell’anziana, anche lei residente in via Diaz, vedova da poche settimane, con la figlia e il genero, che non hanno potuto reagire in nessun modo. I rapinatori si sono messi a gridare, chiedendo di farsi aprire le casseforti. Cosa che è stata eseguita immediatamente. I quattro hanno aperto la cassaforte,
dove si trovavano denaro e gioielli. Non contenti però i banditi hanno
chiesto di aprire anche la seconda cassaforte della villetta. Poi si sono fatti consegnare i cellulari e i portafogli che avevano addosso i quattro malcapitati. E subito dopo sono scappati, forse a bordo di un?auto che li aspettava fuori, con un complice. Il bottino ha un valore di oltre 100 mila euro. La donna più anziana si è sentita male, ma per fortuna nessuno dei quattro rapinati ha avuto gravi conseguenze. Subito è scattato l’allarme. Sul posto si sono precipitati i carabinieri e gli agenti della polizia locale. I protagonisti della brutta avventura sono sotto choc e non vogliono parlare con i giornalisti. I militari ritengono che i malviventi, molto probabilmente italiani, conoscessero molto bene i movimenti delle loro vittime e sapessero con precisione dove andare a colpire.
Paola Farina

Lesmo, aprile 2008

Rapinati e sequestrati per una notte

… È la disavventura capitata la settimana scorsa, tra sabato
e domenica, a una famiglia di Lesmo, residente in via Petrarca. Fabio Maria Ballerani, 49 anni, amministratore delegato della Tubitor, una ditta specializzata nella produzione di tubature, era in casa con il figlio diciassettenne quando quattro uomini disarmati ma incappucciati hanno fatto irruzione nella sua villa determinati a impadronirsi degli oggetti di valore. La banda è riuscita a penetrare in casa approfittando di un attimo durante il quale l’uomo ha aperto una portafinestra per chiudere le imposte, prima di andare a dormire. Era circa mezzanotte. I quattro rapinatori non hanno mostrato troppi segni di nervosismo; con fare deciso ma per nulla aggressivo
hanno intimato a padre e figlio di non reagire, sono fatti consegnare portafogli e 300 euro in contanti e le chiavi della cassaforte. È da qui che hanno tratto la maggior parte del bottino della serata: orologi di marca e gioielli per un valore tra i 25mila e i 30mila euro. Fatta razzia di valori, la banda ha accompagnato i padroni di casa nel locale lavanderia al piano inferiore, chiudendo poi la porta e continuando a perlustrare l’abitazione in cerca di beni di pregio. La notte, per padre e figlio, è stata infinita. I due non hanno osato muoversi né chiamare aiuto fino alla mattina, quando ha iniziato ad albeggiare e, dalla finestra, hanno notato un vicino di casa. Solo allora sono usciti dal locale e si sono tranquillizzati. Un’ora dopo erano nella caserma dei carabinieri di Arcore dove i militari hanno raccolto la denuncia e si sono poi precipitati sul luogo dei fatti, insieme al comandante della compagnia di Monza, il capitano Luigi D?Ambrosio. Secondo le vittime della rapina in villa, i colpevoli sarebbero dell’est europeo. Il profilo è peraltro insolito. Pare che abbiano trattato i padroni di casa con una certa cortesia, proponendo anche un bicchiere d’acqua agli
atterriti malcapitati. Niente armi, in apparenza. La banda non ha nemmeno toccato le due Porsche che c’erano in garage, un Cajenne e un modello sportivo, e si sono limitati ai gioielli, peraltro coperti da assicurazione. Un’ipotesi credibile è che nei loro programmi ci fosse un semplice furto, ma che siano passati alla rapina probabilmente per il ritardo con cui i padroni si sono accinti ad andare a letto.   
V.P.