Monza – La Provincia di Monza e Brianza potrebbe essere condannata a causa delle sue dimensioni ridotte. Se, tra una decina di giorni, il Consiglio dei ministri confermerà, come deciso giovedì notte, che gli enti intermedi dovranno superare un doppio esame basato sulla popolazione e sull’estensione, per via Grossi ci sarà poco da sperare. Potrebbero, infatti, sopravvivere le realtà con almeno 350.000 abitanti e un territorio di 3.000 chilometri quadrati.
Monza sarebbe cancellata in quanto con i suoi oltre 850.000 residenti distribuiti su 405 chilometri quadrati è poco più di un fazzoletto di terra. A quel punto potrebbero aprirsi due strade: la riunificazione con Milano o la creazione della Grande Brianza con Como e Lecco. Il futuro rimane oscuro dato che la squadra di Mario Monti non ha chiarito le proprie intenzioni: popolazione e superficie saranno definite con un decreto che sarà trasmesso al Consiglio delle autonomie locali delle singole regioni che, nel giro di quaranta giorni, dovranno presentare il piano di accorpamento delle province.
Sopravviveranno, anche senza i requisiti richiesti, i capoluoghi di regione mentre dal 1° gennaio 2014 Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria saranno trasformate in città metropolitane. Se dalla capitale non sposteranno i paletti piantati alcune settimane fa in Lombardia supererebbe l’esame solo Brescia, mentre sarebbe soppressa per un soffio Pavia che si ferma a poco più di 2.900 chilometri quadrati.
La stessa sorte toccherebbe a Bergamo che conta oltre 1.075.000 abitanti sparsi su 2.722 chilometri quadrati. Avrebbe bisogno di una deroga anche Sondrio con i suoi 3.200 chilometri quadrati e solo 181.000 anime. I politici rinviano ogni commento, in attesa di un quadro più preciso: «I professori – afferma il presidente del consiglio brianzolo Angelo De Biasio – sono talmente bravi a fare confusione che solo Dio sa cosa accadrà. Dall’articolo 23 del Salva Italia, alle modifiche successive, alla proposta dell’Upi, ai due testi depositati alla Camera e al Senato non si capisce più nulla».
L’unica cosa certa sono gli effetti negativi che la confusione provoca: «Si ripercuotono – prosegue De Biasio – sui cittadini. Le giunte e i consigli hanno perso tutto il loro entusiasmo e la voglia di attuare i programmi in quanto non sanno se quello che fanno va nella direzione giusta». «Cancellare la Brianza – nota l’assessore all’Ambiente Fabrizio Sala – è assurdo. Visto che il Governo non conosce la nostra realtà faremo pressione sui nostri parlamentari anche se, con i nuovi tagli, faticheremo a garantire i servizi». Monica Bonalumi