Presidio della Latbri a Monza«L’Asl ci faccia tornare al lavoro»

Presidio della Latbri a Monza«L’Asl ci faccia tornare al lavoro»

Usmate – Monza – Alta tensione tra i lavoratori della Latbri, a centinaia stamattina davanti ai cancelli dell’Asl di viale Elvezia a Monza, per chiedere la firma che permetterebbe all’azienda casearia di riaprire la produzione. L’azienda, anzi, «la nostra azienda», ripetono uno dopo l’altro, i volti scuri, le parole dure, per dire che «siamo in regola, è tutto a posto, così rischiano di fare fallire una società straordinaria e se la prendono comoda». Soprattutto, per ribadire che «con la mozzarella blu Latbri non c’entra». Ed è vero, anzi, sembra una delle poche certezze: le non conformità che l’azienda sanitaria avrebbe trovato a Usmate – di cui nessuno ha ancora visto i risultati – non riguardano la colorazione dei formaggi. Sono due pozzi d’acqua quelli per cui è stata sospesa cautelativamente la licenza, e con loro alcune prescrizioni (cioè obblighi) chiesti dall’Asl alla società, direttive che secondo viale Elvezia non sono ancora state ottemperate.

Negli uffici dell’Asl sono entrati i rappresentanti sindacali dei lavoratori per sentire direttamente dai dirigenti sanitari il quadro della situazione. «Oggi pomeriggio gli ispettori saranno di nuovo in azienda per altri controlli – ha detto Marco Bermani, Flai Cgil – ma noi al momento non sappiamo ancora che risultati ha avuto l’Asl. Latbri dichiara di avere ottemperato e che nelle sue controanalisi è tutto in regola. Poi devono essere eseguiti alcuni interventi strutturali, e dove ci saranno i muratori non si potrà certo lavorare. Ora l’obiettivo è riaprire la produzione, speriamo che questo possa succedere già domani».

Decisive le analisi di oggi, ma anche se arrivasse il via libera sanitario la riapertura complessiva sarebbe graduale: tre o quattro giorni almeno, con i dipendenti che tornerebbero al lavoro a blocchi. «Saranno utilizzati tutti gli strumenti a disposizione, per i dipendenti e per il personale delle cooperative», assicurano i sindacati, e si parla di 270 persone e delle loro famiglie se si guardano solo i diretti assunti di Latbri, di un numero fra quattro e cinquecento con tutti gli stagionali, le braccia necessarie per fare fronte ai picchi di lavoro eccezionali come quelli estivi, quando le mozzarelle in produzione sono migliaia.

«Il fattore tempo è decisivo – osserva Bermani confermando le preoccupazioni più forti dei lavoratori della Latbri- Domani è l’ultimo giorno disponibile per essere sicuri di salvare la propria quota di mercato: oltre potrebbe significare perdere entrate, perdere i clienti che nel frattempo si dovrebbero rivolgere altrove, e la società di Usmate lavora soprattutto per terzi, come i marchi dei supermercati». Situazione delicata, anzi, delicatissima: ieri la rsu aziendale è rimasta in riunione con la proprietà fino alle dieci di sera, domattina saranno ancora lì a sentire cos’è successo.

I sindacati intanto sollecitano l’Asl per un’accelerazione dei tempi, più che indispensabile: «Occorrono strutture più efficienti per affrontare casi simili, e leggi migliori: uno solo prodotto ha bloccato l’intera produzione e le informazioni sono scarse. L’azienda tedesca responsabile delle mozzarelle blu non è mai stata chiusa», ha commentato a latere la Flai Cgil. Latbri, d’altra parte, è talmente sicura dei propri prodotti e della loro sicurezza che – nonostante il suggerimento dell’azienda sanitaria – non ha mai voluto né pensato di ritirare dal mercato la merce già venduta e in commercio sugli scaffali dei supermercati. «Ci vogliono fare fuori» ripetono molti lavoratori, che chiedono una cosa soltanto: «Tornare a lavorare, subito».
Massimiliano Rossin