Pierino, l’oste che sorridevaL’abbraccio del Villaggio Snia

Il Villaggio Snia piange la scomparsa di un oste d'altri tempi. Se n'è andato all'età di ottantuno anni Piero Somenzi, per tutti semplicemente Pierino, titolare dal 1952 dell'ex Balarin di via Friuli, oggi hotel e ristorante San Carlo.
Pierino, l’oste che sorridevaL’abbraccio del Villaggio Snia

Cesano Maderno – Ha ascoltato centinaia di storie, è rimasto in piedi dietro al bancone per migliaia di ore, ha servito generazioni di clienti e ora che non c’è più, il Villaggio Snia piange la scomparsa di un oste d’altri tempi. Se n’è andato all’età di 81 anni Piero Somenzi, per tutti semplicemente Pierino, titolare dal 1952 dell’ex Balarin di via Friuli, oggi prestigioso hotel e ristorante San Carlo. La morte è sopraggiunta alle prime ore di domenica, verso le 7 del mattino, mentre si trovava all’hospice di Giussano.

I funerali sono stati celebrati nella chiesa del Villaggio alle 10.30. In tantissimi l’hanno accompagnato nel suo ultimo viaggio, ricordando quello è stato. Persona buona, sempre pronta ad ascoltare, Pierino era nato a Casalromano in provincia di Mantova, figlio di una famiglia di contadini. «Ma a mio padre non piaceva l’idea di lavorare la terra» ricorda il figlio Francesco, nato nel 1955 dall’unione con la moglie Rina. Era il 1950, quando i genitori di Pierino aprirono una trattoria a Castel Goffredo, sempre nel mantovano, ma mamma Martina rimase vedova troppo presto nel 1951 all’età di soli 42 anni.

«All’epoca nella zona commerciava in carne la “Confalonieri” di Seregno – prosegue Francesco – e raccontò di un buon affare che si poteva fare alla Snia: acquistare una proprietà chiamata Balarin e realizzare una trattoria, albergo. In zona stava fiorendo la grande industria e di lì a poco si prospettava un vero e proprio boom demografico». Così fu: in pochi anni la Snia richiamò migliaia di lavoratori da tutta Italia. Pierino al banco e mamma Martina ai fornelli aprirono l’attività nel 1952. Allora c’erano solo il bar, la cucina, una saletta e un locale caldaia, che nei primi anni dell’arrivo di nuova forza lavoro ospitò diversi immigrati anche per mesi.

«All’epoca erano duecento i coperti al giorno- continua Francesco- e la giornata era intensa». Pierino si alzava alle 6 del mattino, finiva la sera tardi e la presenza era assicurata sette giorni su sette. Nei momenti di picco massimo in cucina c’erano addirittura otto cuoche. «In tanti sceglievano di sposarsi proprio al San Carlo, il nome dell’attività lo scelse mia nonna, era una donna molto devota». É il 1996 quando l’hotel si rinnova: cambia il bancone, si amplia, si abbellisce ed è quello che si presenta oggi ai clienti.

«Mio padre era nato per fare l’oste- conclude tra le lacrime Francesco- ha visto crescere diverse generazioni e quando nel 1996 è partita la ristrutturazione, che ha comportato anche la distruzione del vecchio bancone, lui era in un angolo che piangeva. Adorava il suo lavoro». Da allora Pierino ha continuato comunque a servire le persone e a seguire l’attività, almeno sino al marzo scorso quando la malattia l’ha costretto a ritirarsi.
Cristina Marzorati