Paolo Maggis, Bigas Luna, BionersSe l’arte è una scelta della libertà

Un pittore, un regista artista, uno studio condiviso nella profonda campagna catalana, a Tarragona. Quell'esperienza si chiama “Bioners” ed è diventata un libro dell'editore Cambi: i protagonisti sono Paolo Maggis e Bigas Luna.
Paolo Maggis, Bigas Luna, BionersSe l’arte è una scelta della libertà

Vimercate – Serve una inesauribile e instancabile urgenza di libertà, per essere artisti. Anzi, per essere vivi. Senza appelli. Senza scuse. Senza indulgenza. Meglio ancora: l’arte esiste solo e soltanto quando è libera. Come hanno deciso di viverla Paolo Maggis, l’artista di Vimercate trapiantato in Catalogna, e Bigas Luna, il regista che nessuno ha più dimenticato dopo “Le età di Lulù” che è anche, e forse soprattutto, un grande artista a sua volta. È un’urgenza di libertà che sfiora il paradosso, quello raccontato da Luna stesso e riportato da Maggis, il paradosso di quando sotto il regime di Franco il regista poteva proporre un film e vederselo accettato o rifiutato, senza altre attenzioni sul lavoro.

Mentre dopo la fine della dittatura si è visto costretto a un lungo braccio di ferro di commissioni pronte a infilare mani, testa e naso nel suo lavoro, portandoselo all’occasione di qua e di là. O almeno provando a farlo. Un paradosso, appunto, ma l’epigrafe di quello che i due hanno deciso di annullare andando a lavorare insieme sotto le vetrate e gli archi in cemento di una ex fabbrica dismessa e abbandonata di Salomò, vicino a Tarragona, immersa nel nulla. Campi, silenzio, carrube, il mare sentito alle narici, tre cani, le tele su cui dipingere e qualche bicchiere di vino, come lo Xarel-lo Vermell: è questo il contesto di un progetto che non è un progetto e va sotto il titolo “Bioners”, quelli che vivono, per usare una traduzione che solo parzialmente raccoglie le intenzioni dei due.

A farne un primo quadro è l’editore Carlo Cambi («un libro da me fortemente voluto» scrive lui stesso senza mezzi termini) che nelle scorse settimane ha mandato alle stampe il volume omonimo, “Bioners”, che non ha meglio delle parole elencate in copertina per dire di cosa si tratta. Si tratta di Paolo Maggis e Bigas Luna, intanto, e si tratta del 2012, l’anno primo dell’esperienza. Poi di sole e arte, di vita e pulsione, stelle e Salomò, di mandorle, carrube e terra, e poi di Darko, il pastore tedesco di Maggis che non lascia mai il suo fianco. La fabbrica è lo studio di Luna che ha invitato l’artista italiano – reduce da una mostra personale a Como nelle scorse settimane e una a Monza, solo qualche mese fa, alla galleria Marcorossi – a trasferirsi occhi e pennelli da lui.

«Bioners indica il nome che Bigas Luna ha dato a una forma di vivere e di creare – ha scritto Pere Soldevila – rappresenta anche coloro che amano la vita e di conseguenza amano l’intero creato», come lui che passa indifferentemente dai progetti cinematografici alle tele ai campi da coltivare. «Si potrebbe pensare che Salomò sia un ottimo posto per vivere, ma non per creare, troppo lontano da una grande città. Ma questo non è più così» aggiunge Soldevila, gallerista che ha ospitato negli anni opere dello spagnolo e dell’italiano, il punto di contatto che ha dato origine al progetto che progetto non è. È soprattutto un’esperienza, forse il desiderio di tenersi più lontano fisicamente da tutto per consacrare con i sensi il desiderio di essere liberi ritornando a toccare la terra ma senza isolarsi dalle persone, quelle che per il regista sono una presenza indispensabile, dal momento che fa «fatica a lavorare da solo, mi piace avere gente intorno, in modo da potermi confrontare, per poter scambiare opinioni. Per me il lavoro collettivo è una necessità vitale».

«La scoperta del mondo dell’arte e della creazione fu un momento di grande gioia, felicità, energia – aggiunge Luna – Il mondo è condannato ad una finta serietà, di cui non si giova. Dobbiamo avvicinarlo all’arte e alla conoscenza in una prospettiva ludica, qualcosa che li riporta a recuperare quello che era al principio ». «Come disse un filosofo cinese, bisogna disfarsi della serietà», aggiunge, riprendendo l’energia, quel sole di Catalogna che assorbe anche le parole di Maggis: «Quando lavoro deve, voglio essere veramente io. Voglio che il lavoro sia libero di essere. Voglio che mi sorprenda e che possa comunicare tutta l’energia possibile: mi piacerebbe che si caricasse di vita, di pulsione, di amore, di energia della terra, del mare e del cielo azzurrissimo e terso del tarragones».

E ancora, perché non ci siano margini: «Vivo l’arte come un’esigenza: ne ho bisogno per conoscere il mondo, non so e non voglio immaginare come si possa vivere senza. Una vita senza arte per me non riesce a essere vita fino in fondo. Sarebbe come amare una persona senza poterla frequentare». Senza codici, perché la libertà si definisce da sé, dice Luna per sintetizzare tutto. «Bioners non ha struttura, non ha regole e nemmeno un progetto. È una questione di energia, di un amiscela di energia creativa, culturale e didattica con un grande potenziale ludico. Il senso di giocosità. Questo è, nella sostanza dei fatti».
Massimiliano Rossin