Panem, non ci resta che piangere Campane da morto a Muggiò

Panem, non ci resta che piangere Campane da morto a Muggiò

Muggiò Luglio è un ricordo. Uno spettro di belle speranze tradite dai libri contabili. La Panem è in liquidazione e potrebbe passare ad una società controllata dal Gruppo Novelli. O meglio, una società creata ad hoc e facente parte del Gruppo, che rilevi la parte sana di Panem in un estremo tentativo di salvare l’azienda e i suoi 130 lavoratori. Che mai come oggi si trovano in una posizione di grande difficoltà: cassa integrazione straordinaria per alcuni degli occupati nel sito di Muggiò, più la chiusura della sede di Altopascio in provincia di Lucca, dove erano impiegati 60 lavoratori.

«Il Tribunale di Monza – ha spiegato Casiraghi – ha ammesso la Panem, già in liquidazione, al concordato preventivo, cioè alla possibilità di far fronte alla situazione debitoria che nel tempo ha portato ad una condizione finanziaria non più sostenibile. Oggi siamo nella condizione di poter valutare la proposta di affitto di ramo d’azienda o acquisto da parte di una società controllata dall’azienda ternana Gruppo Novelli. In questo modo si è aperta una prospettiva occupazionale di continuità nel settore della panificazione industriale nell’area del centro-nord».

Nei prossimi giorni saranno discussi insieme ai lavoratori un’eventuale nuova richiesta di cassa integrazione straordinaria, che potrà riguardare sia Muggiò sia Altopascio: «Chiederemo garanzie occupazionali per il futuro del sito di Muggiò – ha proseguito Casiraghi – ma sin da ora esprimiamo rabbia per la scelta dichiarata di voler chiudere la fabbrica di Altopascio che si aggiunge alla chiusura, avvenuta nei mesi scorsi da parte della vecchia proprietà, di San Mauro Torinese».

Il prossimo 24 gennaio i sindacati, compreso Gian Enrico Longoni che segue la vicenda per Fai Cisl, si incontreranno con la proprietà: «Discuteremo – ha osservato Castiglioni – sulle modalità dell’eventuale affitto di ramo d’azienda, mentre intendiamo ascoltare con molta attenzione quali sono le intenzioni sul fronte dell’occupazione».

Ma come si è potuto arrivare a questa situazione? «Probabilmente – ha aggiunto – l’amministrazione precedente ha lasciato una situazione peggiore di quella che ci si aspettava. Come sindacati, però, almeno da sei anni denunciavamo una situazione economica poco chiara, caratterizzata da un preoccupante immobilismo in termini di investimenti. Che adesso sta pesando sul lavoro della nuova proprietà».
Luca Scarpetta