Ospedale: quaranta ricoveri l’annodi ragazzi che pensano al suicidio

Da San Diego al San GerardoIl piccolo Marco cerca un futuro

Monza – Quaranta ricoveri, su 350 l’anno, nel reparto di neuropsichiatria infantile dell’ospedale San Gerardo, sono di adolescenti in cui si manifestano idee suicidarie. Da dicembre a oggi sono stati 7 su 90. Numeri che tuttavia diminuiscono a una media di 3 l’anno, prendendo in considerazione i tentativi di suicidio veri e propri. Numeri comunque difficili da dimostrare: "Nemmeno l’Istat -spiega Mario Bertolini, direttore dell’Unità operativa di neuropsichiatria infantile del San Gerardo- è a conoscenza di quanti siano i tentativi di suicidio in Italia".  Difficile, per esempio, riconoscere cosa ci sia dietro un’assunzione di farmaci in dosi eccessive. Ma difficile anche riconoscere cosa ci sia dietro un incidente in motorino: "Il nostro reparto -aggiunge Bertolini- sta stendendo un protocollo d’attenzione da sottoporre ai colleghi del Pronto soccorso così che possano aiutarci a riconoscere un tentato suicidio, facendo da filtro verso la psichiatria". Una serie di domande, dunque, che i medici possano porre a chi arriva in ospedale dopo un incidente, presunto tentato suicidio; domande da rivolgere al paziente che ha ancora bisogno di cure fisiche, prima di passare alla psicoterapia. Bisogna fare attenzione a distinguere le idee suicidarie dai tentativi di suicidio: "Rompere l’esistenza e togliersi la vita -sottolinea il professore- sono due cose diverse. Rompere l’esistenza significa rompere con il nostro presente, per costruirsi un futuro diverso. Si rompe con l’oggi, ma non ci si toglie la vita". L’adolescenza rappresenta comunque un periodo di scelte e quindi, in questo senso difficile.