Morì nella vasca di trielinaBriosco, cinque a processo

Monza, l’accusa: «Ha violentatola bimba della prof di ripetizioni»

Briosco – Cinque rinvii a giudizio, due per omicidio colposo e tre per favoreggiamento, e il patteggiamento di una condanna a 6 mesi per false informazioni al pubblico ministero. Si è chiusa così, ieri, l’udienza preliminare in Tribunale a Monza per la morte di Maurizio Beneventi, giovane padre di famiglia con casa a Costamasnaga (Lecco) trovato morto negli stabilimenti della Cosmov di Fornaci, frazione di Briosco, il 7 febbraio di due anni fa dopo essere caduto in una vasca di trielina.

Imprenditori e colleghi di lavoro a processo – A processo per la tragica morte del magazziniere finiranno così i due titolari dell’azienda, i fratelli Motta, mentre tre colleghi di lavoro – così ha deciso ieri il giudice – dovranno rispondere dell’accusa di favoreggiamento, di aver – insomma – mentito sui fatti costati la vita all’operaio. Come detto, un quarto collega ha definito la sua posizione di fronte alla giustizia già ieri mattina, optando per il patteggiamento della pena.

Il mistero della trielina – Secondo  la versione ufficiale, al momento della caduta il magazziniere, 36 anni e padre di una bimba di soli sei mesi, era solo. Inizialmente, si era creduto che il lavoratore avesse accusato un malore a cui era seguita la caduta all’interno della vasca contenente la trielina, ma in seguito hanno preso corpo altre ipotesi, come quella di uno svenimento dovuto alle esalazioni della sostanza. I colleghi di lavoro finiti nei guai con la giustizia avevano negato di fronte alle forze dell’ordine e dei magistrati di fare uso di trielina durante le fasi della lavorazione in fabbrica, sostenendo peraltro che il macchinario con la vasca in cui era caduto Beneventi fossein disuso da tempo. Parole che non avevano convinto il pm. Per gli inquirenti, infatti, la trielina era comunemente usata per la pulizia  finale dei prodotti (la ditta produce maniglie).

I sequestri – La prova decisiva a supporto  dell’accusa era comunque stata acquisita a molti mesi di distanza dalla tragedia, quando gli uomini del nucleo di polizia giudiziaria della procura di Monza avevano perquisito tutte le sedi della società di Briosco. La documentazione sequestrata era costituita proprio da fatture relative all’acquisto di trielina.
F.Ber./A.Cr.