Monza – «Esci da quel teatro, e i giornalisti ti seguono dovunque, un assedio». Inviati da tutto il mondo, otto giorni di incidente probatorio, un teatro allestito per l’occasione, le notizie che rimbalzano su siti di informazione di tutto il mondo, dall’Australia, agli Stati Uniti, alla Nuova Zelanda. Ha le sue ragioni l’avvocato Domenico Pepe, a dire che il processo a Francesco Schettino è «un’enormità», una «bella gatta da pelare». Il legale, origini napoletane, ma da anni trapiantato a Monza, professionista affermato, è uno dei componenti del pool difensivo incaricato della difesa della Costa Concordia assieme al figlio Francesco, e ad un altro collega del foro di Monza, l’avvocato Patrizio Le Piane. E’ di circa diecimila pagine l’incartamento dell’inchiesta sul naufragio della Concordia all’Isola Del Giglio, avvenuto poco prima delle dieci di sera di venerdì 13 gennaio, costato la vita a 32 persone.
«E siamo ancora in fase di istruttoria preliminare», ricorda l’avvocato Pepe, raggiunto telefonicamente a sera inoltrata nell’albergo che lo ospita a Grosseto, il cui tribunale è competente a giudicare sulla tragedia del Giglio.
Quello cominciato nei giorni scorsi, infatti, è l’incidente probatorio; accusa, difesa, parti civili e consulenti a confronto per ricostruire la dinamica dell’accaduto. «Solo noi della difesa abbiamo tre consulenti; per seguire la vicenda non ci si ferma al diritto; servono competenze nautiche, chimiche, elettroniche, conoscenze sull’uso di strumentazioni radar e mi fermo qui nell’elenco», racconta Pepe. «Sono di Napoli, sia di origine che di estrazione professionale, ma sono stato scelto dal comandante Schettino per le mie capacità professionali, e non per le nostre comuni origini; in passato ci eravamo conosciuti in una occasione, ma nulla di più; fortunatamente posso dire di avere una discreta cultura nautica».
Oggi Schettino, assicura il difensore, «è un uomo determinato a far emergere la verità di quello che accadde quella notte, ci sono ancora troppe cose da chiarire ». Nell’ambiente della nautica e delle crociere, «è un comandante stimato e conosciuto, con esperienza pluridecennale, non merita il trattamento che ha subito in questi mesi; dimostreremo che è stato grazie a lui che 4.200 persone si sono salvate, putroppo non tutte ce l’hanno fatta e di questo sicuramente siamo addolorati».
Il processo è di quelli dove la pressione dei media è schiacciante. «Siamo chiusi in quel teatro tutto il giorno, quando esci hai i giornalisti che ti seguono dovunque – conferma il collega Le Piane – cronisti tedeschi, americani, francesi, e non siamo nemmeno al processo». Sulla Costa Concordia, c’erano circa una ventina di turisti brianzoli. Tra loro anche una coppia di Triuggio in viaggio di nozze, entrambi al loro secondo matrimonio.
Federico Berni