Monza – Una coltellata. Monza e la Brianza sono rimasti fuori dalla giunta della Regione Lombardia, presentata l’altro giorno. Tra i quattordici assessori che affiancheranno Roberto Maroni non c’è alcun rappresentante del nostro territorio. L’unica eccezione è costituita dalla leghista Maria Cristina Cantù, direttore generale dell’Asl 3 di Monza.
Maroni, quindi, non ha ascoltato gli appelli lanciati dal mondo economico e dal presidente della Provincia Dario Allevi che avevano chiesto a più riprese un ruolo per Monza e dintorni. Molti i commenti. «È vergognoso – ha detto il presidente della Camera di commercio Carlo Edoardo Valli – non trovo altri termini per definire la nostra esclusione. La politica, ancora una volta, ha adottato il manuale Cencelli per distribuire gli incarichi e ha trascurato la nostra importanza economica».
Il leghista Massimiliano Romeo: «Il filo diretto con la Regione – fa notare – esiste. Ora dovremo affrontare e risolvere i problemi del lavoro e delle imprese».
È invece più critico il pidiellino Stefano Carugo: «Noi tre consiglieri – afferma – abbiamo chiesto a tutti un assessorato per la nostra Provincia, giorni fa erano girati i nomi di Elena Centemero e Annalisa Colombo. Non vorrei che l’esclusione sia dovuta al fatto che in Regione in molti sono convinti che torneremo con Milano». Sarcastico il commento di Enrico Brambilla del Partito Democratico: «Se avessero votano noi i brianzoli avrebbero avuto maggiori possibilità. È evidente che l’equilibrio tra le correnti politiche è prevalso su quello tra i territori: anch’io avrei preferito vedere un assessore della nostra zona. Ora, però, cercheremo di compensare almeno in parte la carenza con il lavoro in aula».
I commenti integrali su «Il Cittadino» in edicola giovedì 21 marzo e sabato 23 marzo
Monza e la Brianza protestano«Esclusi dalla giunta regionale»
Perplessi i politici: il nuovo presidente della Lombardia Roberto Maroni non ha indicato neppure un assessore del territorio. Critiche dal mondo imprenditoriale della Brianza: «Ignorata la nostra forza economica».
