Monza – Un centinaio le revisioni di autoveicoli false, forse di più. In cambio di mazzette. Al vaglio centinaia di pratiche sequestrate durante dodici perquisizioni avvenute anche nella provincia di Monza e Brianza, oltre che in quelle di Varese, Verbania, Novara, Bergamo, Milano e Genova, diposte dalla Procura della Repubblica di Varese tra venerdì e sabato. Eseguiti anche diversi decreti di perquisizione nei confronti di dipendenti pubblici, intermediari e titolari di agenzie di pratiche auto.
Il blitz è scattato venerdì ad opera della polizia stradale di Verbania coordinata dal sostituto procuratore Massimo Politi. Coinvolti undici dipendenti della Motorizzazione di Varese, cinque dei quali sottoposti alla misura della custodia cautelare in carcere. Si tratterebbe di funzionari di alto livello che avevano la possibilità di fare affari con proprietari di grandi parchi mezzi disposti a pagare una mazzetta, con i titolari di alcune agenzie per pratiche auto a fare da intermediari, pur di ottenere uno sconto sui grandi numeri che la revisione completa (e reale) delle flotte di mezzi avrebbe invece comportato.
Dodici complessivamente le ordinanze di custodia cautelare in carcere. Finiti sotto sequestro anche molti computer della Motorizzazione varesina. In manette titolari di agenzie per le pratiche automobiliste con sede Varese e Castellanza, coinvolti nello scambio di “favori”, il loro ruolo non è ancora stato definito con chiarezza dagli inquirenti; stando a due dei principali capi di imputazione (concussione e corruzione) è possibile che in alcuni casi siano stati i privati in questione ad offrire una tangente ai funzionari della motorizzazione civile per falsificare le revisioni favorendo così alcuni loro ottimi clienti (forse anche persone con mezzi non proprio idonei a passare la revisione ma con la mazzetta tutto si risolveva). Mentre in altri casi potrebbero essere stati proprio i funzionari a richiedere il pagamento extra per chiudere entrambi gli occhi e falsificare gli atti (il falso è un altro dei capi di imputazione contestati).
L’ultima accusa riguarda il peculato; in questo i dipendenti della pubblica amministrazione potrebbero aver utilizzato denaro pubblico per scopi privati. Tra gli indagati, un centinaio di persone, oltre a singoli possessori di automezzi, anche titolari di piccole società di autotrasporto. I mezzi di tutti gli indagati, di fatto non revisionati regolarmente, sono tutti stati sequestrati. Gli inquirenti sarebbero anche in possesso di intercettazioni telefoniche attraverso le quali si accordavano sul prezzo.