Malattie in aumento tra gli autistiA Monza i pullman senza freni

Continua il viaggio tra i problemi che attanagliano il servizio di trasporto locale a Monza. Questa settimana parola agli autisti, alle prese con un aumento delle malattie professionale, mezzi obsoleti e turni di lavoro massacranti.
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Monza – Un furgone non rispetta la linea di stop e l’autobus, in svolta, si ferma in mezzo alla strada perché il raggio di curvatura non è abbastanza ampio. Traffico bloccato, in attesa di uno spiraglio e del buon senso di qualche automobilista che ingrani la retro per guadagnare spazio, sbloccare l’autobus e ridare fiato alla circolazione.

Pensate per le carrozze –  Per via Appiani l’ora di punta dura la maggior parte della giornata e, d’altra parte, «le vie di Monza sono state pensate per farci passare le carrozze con i cavalli, non le auto o i bus». Christian Zorzetto lo sa bene. Da quattordici anni porta a spasso per Monza questi sbuffanti pachidermi arancioni, prima per Tpm e poi per Nord est trasporti, ovvero Net; li ha addomesticati, perché non è facile guidare bus di dieci anni, e li conduce tra inverosimili gimkane in mezzo al traffico per 39 ore alla settimana. E tra difficoltà enormi cerca di svolgere al meglio il suo lavoro, ma non lo dice ad alta voce perché lo sa quello che in molti pensano degli autisti: lavativi, scansafatiche, sempre pronti allo sciopero per ogni minimo problema. Luoghi comuni, stereotipi di chi non conosce il funzionamento dei turni, di cosa significhi guidare tutto il giorno nel traffico impazzito, con quei mezzi obsoleti e «scassati – specifica Zorzetto – molti dei quali ci sono stati mandati da Milano già rotti». E allorase funzionano due porte su tre, non è difficile assistere a certe scene: «Gente – racconta – che è costretta ad andare giù dal bus dalle porte laterali, per lasciare scendere magari solo un paio di persone che sono arrivate alla propria fermata, per poi risalire nuovamente tutta».

Mezzi senza freni – Ed è forse il meno, rispetto ai problemi legati alla sicurezza stradale, perché quando si pigia il pedale del freno e l’autobus fatica a fermarsi, a volte è necessario incrociare le dita: «Sono mezzi vecchi – ha proseguito Zorzetto – hanno frenate lunghe, spesso non funzionano le frecce, le luci, e se non ci sono i soldi per l’officina restano così per settimane: gli autisti lavorano gestendo la situazione giorno per giorno, credo che facciano cose eccezionali, riescono a fare manovre in strade dove c’è continuamente il rischio di restare incastrati». Basta farsi un giro per la città per vederli all’opera, elefanti che si muovono dentro alle cristallerie, a causa delle soste selvagge che in alcune zone di Monza, appena fuori dal centro storico, non vengono perseguite magari per una manciata di voti. A pensare male, infatti, si farà anche peccato, ma non si capisce per quale motivo strade come via Zucchi, via Prina, via Manara godano di una tolleranza più che ampia, con furgoni e auto in sosta praticamente in mezzo alla strada, a bloccare gli autobus che restano inchio- Christian Zorzetto autista pullman Salvatore Campisi segretario generale Filt-Cgil dati minuti e minuti davanti a code che si formano nello spazio di un semaforo verde. In quella che è rimasta, insieme a via Veneto e adesso Cavallotti, una delle due sole vie di uscita dalla città, come dimostra la colonna di gas di scarico e clacson che tutte le sere si avvia stancamente a quell’imbuto che è la rotatoria di piazzale Virgilio.

Malattie in aumento – «E poi c’è via Boito – aggiunge Zorzetto – che è diventato un parcheggio per i suv. Anche al San Gerardo non si riesce più a fare manovra: i vigili dicono che gli dispiace mettere la multa a chi va all’ospedale, ma i parenti degli ammalati che portiamo noi allora? La realtà è che dei mezzi pubblici non interessa a nessuno». Di conseguenza nemmeno di chi li guida: «Ci sono turni che ci costringono a lavorare tutto il giorno e non sono conformi al tipo di lavoro che svolgiamo. Il numero di ammalati, tra gli autisti, negli ultimi anni è andato aumentando: mal di schiena, forte stress a causa del compattamento dei turni, delle pause troppo brevi, degli orari sballati. A volte saltiamo i pasti: sapevamo che il mestiere è questo, ma non ha più una dimensione umana».

Nessuno si arrabbia – Peggio ancora è la rassegnazione degli utenti: «Non si arrabbiano nemmeno più per un ritardo o per una corsa saltata – ha concluso Zorzetto – sono tutti rassegnati. L’aria è pesante, non esiste più il rapporto umano, manca il rispetto. E queste sono tutte cose che fanno paura». E poi Zorzetto riparte, conducendo il suo pachiderma arancione tra vie impervie. Come Annibale sulle Alpi.
Luca Scarpetta