Lombarda petroli: «Fallimento»La richiesta a un anno dal disastro

Lambro, tribunale rinvia la causaLombarda Petroli in aula a luglio

Monza-Villasanta – Chiesto il fallimento della Lombarda Petroli, l’ex raffineria di Villasanta al centro dell’ecodisastro di un anno fa, quando 2600 tonnellate di idrocarburi si rovesciarono nel fiume Lambro. Ancora grane giudiziarie per i cugini Giuseppe e Rinaldo Tagliabue, dunque, dopo che la procura di Monza, ha presentato istanza di fallimento della società al tribunale fallimentare del capoluogo brianzolo. Ricevuta la richiesta, la cancelleria del tribunale ha già fissato data per l’udienza prefallimentare verso la fine di marzo.

I pm che indagano sui fatti dello scorso febbraio (il sabotaggio delle cisterne dello stabilimento di Villasanta avvenne la notte tra il 22 ed il 23 febbraio dello scorso anno) avrebbero ravvisato, indagando sui conti e gli adempimenti fiscali dell’azienda, debiti con l’Erario piuttosto rilevanti. In particolare, risulterebbe un importo di poco meno di un milione di euro di Iva non pagata per il solo anno 2007. Un nuovo tassello, questo, di un’inchiesta che vede i Tagliabue indagati per lo sversamento di idrocarburi che, secondo la ricostruzione della procura e dei carabinieri, sarebbe stato provocato per sfuggire ad una verifica da parte dell’Agenzia delle Dogane sulle giacenze di carburante nel deposito, e alle eventuali sanzioni che ne sarebbero derivate.

Per questo motivo, ai cugini è contestata anche la violazione della legge sulle accise, in particolare la ‘sottrazione all’accertamento o al pagamento dell’accisa sui prodotti energetici’. Un’ipotesi investigativa respinta con decisione dagli indagati. Giuseppe Tagliabue, in particolare, ha ribadito la sua estraneità alle accuse giovedì mattina, negli uffici della procura di Monza, in sede di interrogatorio davanti ai pm Donata Costa e Emma Gambardella, titolari del fascicolo sul caso Lombarda. Il petroliere brianzolo, assistito dall’avvocato Giuseppe Bana, ha chiesto di essere sentito dagli inquirenti. Coperto da riserbo istruttorio il contenuto del confronto dei magstrati, anche se sembra che i pm hanno fatto alcune contestazioni all’indagato proprio sull’ipotesi dello sversamento e dei presunti ammanchi. Al solo Giuseppe, inoltre, viene contestata, sin dalle prime battute dell’inchiesta, anche la violazione della direttiva Seveso, norma per la prevenzione dei rischi ambientali rivolta ai proprietari di stabilimenti in cui vengono trattate sostanze pericolose.

Nelle ultime settimane, inoltre, gli inquirenti hanno ascoltato più volte i dipendenti della Lombarda, il custode, oltre a camionisti e fornitori che avevano accesso al deposito. L’ipotesi di reato principale resta quella del disastro, anche se gli inquirenti sono ancora alla ricerca di prove per dare concretezza ai loro sospetti.
Federico Berni