Giorno 6 (penso) Ma non ci posso credere! Inizio con un post che ho già scritto su Facebook: “Se hanno annullato tutto il tour per arrivare a questo, allora che ben venga l’annullamento”.
Madrid, ore 10.00. Arrivo al venue finalmente dopo un volo pazzesco (secondo me ad un certo punto durante il decollo si sono spenti i motori, infatti eravamo tutti terrorizzati) e circa 40 minuti di taxi. Non sono il primo ovviamente ma questo era scontato. La giornata passa in maniera tranquilla, tra buone notizie (mi hanno sbloccato la carta di credito) e un po’ di amarezza sapendo che questo è l’ultimo concerto prima di tornare a casa.
Voglio andare a Berlinooooooooooooooo (voi che leggete consigliate in massa ai miei capi che è fondamentale fare tutte le date del tour per la buona riuscita di questo diario). Ho un sonno boia… non ho chiuso occhio tutta la notte… non ho chiuso occhio per quasi tutta settimana… il nervosismo, l’ansia, l’adrenalina hanno annientato tutti i tentativi di Morfeo di farmi cullare tra le sue braccia. Stranamente ho fame, dico stranamente perché il giorno del concerto non riesco a buttare giù nemmeno un boccone di cibo, ma forse questo dipende dal fatto che anche ieri a Barcellona non ho mangiato nulla.
Forse sono un po’ dimagrito… ma tanto adesso so chi ci pensa a rimpinzarmi come un tacchino il giorno del ringraziamento. Alle 18.00 la sicurezza inizia a formare la fila, noi ci eravamo organizzati ed avevamo scritto sul palmo della mano il numero di arrivo al venue, così non abbiamo avuto problemi a rispettare i propri posti mentre ci spostavamo da un posto all’altro. Ed è a questo punto che la mia amica ansia è tornata a farmi compagnia, non mi ha lasciato più per tutta sera, almeno fino all’inizio del concerto.
Ore 19.30 si aprono i cancelli ed inizia la corsa e, mentre corro, tragedia: perdo dalle mani il mio biglietto ed ovviamente devo tornare indietro a prenderlo perché se no non mi fanno entrare. Mi è sembrato di perdere un’eternità di tempo ed invece probabilmente sono passati due nanosecondi perché al controllo delle borse sono il primo. Mi sono fatto furbo, non avevo nulla io, neppure lo zaino e quindi sono entrato subito.
Controllo dei biglietti e poi il rush finale verso la transenna. La gente mi aveva spaventato dicendo che c’era tantissimo da correre e invece è stato tutto molto semplice (forse perché loro non si sono dovuti fare tutto il Sambodromo di Rio de Janeiro ai ritmi dei 100 metri olimpionici per il concerto dei Radiohead… grazie amore per quella bellissima esperienza O.o ).
Comunque è bene quel che finisce bene ed io sono al mio adorato spot. Ore 20.00: iniziano i supporter ed udite udite…. MI RICORDO IL NOME. Sono i Lazy, un gruppo spagnolo, bravini ma davvero, non ero disposto ad ascoltarli, non ascolto mai i gruppi di spalla, mi fanno agitare di più di quanto già lo sia. Ma quanto hanno suonato? Un’eternità, non finivano più, volevo morire. E poi finalmente entrano in scena loro, entrano in scena i componenti dei Cranberries (piccola nota per dire che Johanna, la seconda voce, non è per niente male, anzi) e infine arriva Dolores e si parte con Analyse… seguita da Animal Instinct e poi How (come mi mancava questa canzone).
Ma cavolo che figata, tre concerti, tre inizi completamente diversi, tre setlist completamente diverse (e che nessuno si permetta più di dire “ma non sono tutti uguali i concerti?” o “visto uno visti tutti”). Questa è la dimostrazione che il gruppo sta veramente bene e che davvero gli è tornata la voglia di suonare insieme, si guardano, scherzano e ridono (piccolo gesto di scongiuri). E dopo averli visti nel 2010 e nel 2011 avevo paura che questa cosa non sarebbe più successa.
Non ce la posso fare. Oggi sono fantastici, si salta e si canta come non mai: è strong come concerto… Wanted, Promises, Waltzing back e poi i soliti classici. Tra un salto e l’altro ecco che arrivano anche alcune perle, alcune molto rare (quest’anno gira così, hanno deciso di regalare anche questa emozione al loro pubblico) come Put me down, Empty e… Twenty one (non ce l’eravamo immaginata). Occhii lucidi ma riesco a trattenere le lacrime. Sulla setlist c’era ancora No need to argue ma non so perché non l’hanno suonata: forse hanno avuto pietà di me.
Si finisce con la classica Dreams e lì si mi metto a piangere un pelino (non mi ha visto nessuno, giuro) ma piango perché tutto sta per finire, perché non voglio che tutto finisca, perché ho ancora bisogno della sua voce, perché mi fanno stare bene, perché non voglio aspettare fino al 28 ottobre, perché mi rendono felice, perché sono come le ciliegie e una tira l’altra, perché sono una droga e creano dipendenza. Perché per me sono ossigeno.
Ringrazio tutti i miei compagni di viaggio che tanto rivedrò tra poco meno di due settimane, li ringrazio per avermi sopportato e supportato, non è stato molto facile per me questo inizio. Come dire? Mi ha un po’ distrutto emotivamente (ma anche fisicamente, oggi non ho voce e non riesco neppure a muovere un muscolo). Grazie anche a chi mi ha dato sostegno da casa. Insomma grazie a tutti e facciamola finita altrimenti divento melodrammatico. Prossima tappa Padova (forse… magari decido di andare da qualche altra parte prima). Ci si rivede lì.
Alessio