Leucemia mieloide cronica,Monza insegna agli Stati Uniti

Monza – Primi successi per lo studio Ilte (Imatinib long term effects), relativo all’utilizzo di Imatinib, nella terapia per la cura della leucemia mieloide cronica. La prima tappa dello studio, iniziato un anno e mezzo fa e coordinato da Carlo Gambacorti Passerini (docente di medicina interna della Facoltà di Medicina dell’Università Milano-Bicocca e clinico nell’Unità di Ematologia dell’Ospedale San Gerardo) è stato presentato sabato a New Orleans, in occasione del meeting della Societá Americana di Ematologia (Ash).

“Lo studio di Imatinib –ha spiegato Gambacorti Passerini- è iniziato proprio a Monza nel 2000. Nel 2007 abbiamo cominciato la sperimentazione e, ora, possiamo dire che si tratta di un farmaco che ha cambiato la storia e la prognosi della leucemia. Ancora oggi i pazienti devono assumerlo per tutta la vita, con possibili effetti collaterali a lungo termine e con alti costi per la sanità pubblica. Ma è il maggiore studio indipendente di questo tipo esistente al mondo”. Si tratta di una ricerca che ha raccolto adesioni da ventiquattro centri sparsi in tutti in quattro continenti (Australia esclusa), quindi la popolazione arruolata é rappresentativa della situazione globale e non di quella di un singolo centro o Paese. Inoltre l’indipendenza del progetto da aziende interessate alla vendita di Imatinib o di molecole in competizione con esso, garantisce imparzialità e obiettività ai risultati di questa ricerca finanziata dall’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco e, in futuro, anche dalla Regione Lombardia.

“Siamo solo a metà strada -ha precisato Mariagrazia Valsecchi, responsabile dell’analisi statistica e docente dell’Università di Milano Bicocca – ma é già possibile avere, dai numeri dei pazienti arruolati, un’idea del successo che lo studio Ilte ha riscosso: inizialmente prevedevamo di arruolare 500 pazienti ma ne sono stati coinvolti 957. In questo modo la ricerca è sicuramente in grado di eseguire una fotografia dettagliata della situazione esistente e statisticamente in grado di evidenziare aumenti di patologie quali, ad esempio, la comparsa di secondi tumori o l’insorgenza di patologie cardiovascolari”.

Questi i risultati: i pazienti arruolati non presentano nessun nuovo effetto collaterale, anche se continuano a essere sotto osservazione; in particolare, non è stato osservato per ora un aumento di secondi tumori. Un’altra importante osservazione è che meno di un terzo delle morti osservate è dovuta a progressione della leucemia, mentre due terzi sono dovute a cause diverse. Importanti anche i risvolti economici: una parte dei pazienti trattati con Imatinib, infatti, non mostra piú alcun segno di malattia anche se continua, per sicurezza, ad assumere il farmaco. Si intravede tuttavia anche la possibilità di sospendere la terapia, continuando a monitorare attentamente il paziente.
E.L.