Il no di artigiani e pmial canone speciale Rai

Confartigianto e Confapi non ci stanno e chiedono interventi al governo per azzerare il balzello previsto da un regio decreto del 1938 che - affermano - potrebbe costare da 200 a seimila euro agli imprenditori possessori di pc. La protesta del Pd regionale
Il no di artigiani e pmial canone speciale Rai

Monza– Non passa inosservato neppure in Brianza il canone speciale Rai applicato agli imprenditori possessori di computer o smartphone collegati a internet. Una decisione presa in base ai contenuti di un regio decreto del 1938 e che – a giudizio di Confartigianato e Confapi – potrebbe costare un balzello compre tra i 200 e i seimila euro all’anno.
Una nuova tassa che ha subito scatenato le associazioni di categoria: «Vengono tassati strumenti come i computer – dicono in Confartigianato – solitamente utilizzati dagli imprenditori per lavorare, non certo per guardare i programmi Rai. Il presidente del consiglio Mario Monti intervenga per escludere ogni obbligo di corrispondere il canone Rai il relazione al possesso di apparecchi».
Paolo Galassi, presidente di Confapi che raccoglie le piccole e medie imprese di Monza, Milano, Lodi e Pavia parla di «richiesta ingiusta e priva di fondamento. Con il Pc gli imprenditori lavorano e questa iniziativa non fa altro che deprimere i consumi nonostante la conclamata deducibilità dal reddito d’impresa. É una ulteriore misura depressiva e le cifre richieste appaiono abnormi e prive di giustificazioni».
Interviene anche il Pd con i consiglieri regionali lombardi Luca Gaffuri ed Enrico Grambilla che dicono «no all’odiosa imposta» e inoltrano al presidente Roberto Formigoni una mozione per impegnarlo a intervenire direttamente a Roma «per chiedere a Monti di stalciare quel passaggio dalla manovra».