Giussano, Massimo Picozziracconta la storia della mafia

Giussano, Massimo Picozziracconta la storia della mafia

Giussano – Massimo Picozzi ha fatto un’analisi a 360 gradi di Cosa Nostra. Sabato scorso in Villa Sartirana, il celebre criminologo ha presentato il suo ultimo libro “Cosa nostra – Storia della mafia per immagini”. Il volume raccoglie foto della storia dell’organizzazione criminale siciliana. Nella serata, organizzata dall’assessorato alla Cultura, sono state mostrate e commentate alcune diapositive storiche. Le immagini hanno mostrato i diversi volti della mafia. C’erano i volti arroganti e baldanzosi dei killer, la povertà degli immigrati italiani negli Stati Uniti, lo sfarzo dei padrini, il sangue degli omicidi e infine i volti di coloro che a Cosa Nostra hanno detto no, pagando a caro prezzo il coraggio della loro scelta.
«La Sicilia – ha spiegato Picozzi – fu sottomessa per secoli. Garibaldi ottenne il consenso dei contadini promettendo la terra. Crispi non mantenne le promesse di Garibaldi e si rafforzò il brigantaggio. I movimenti contadini si unirono in fasci per combattere i soprusi, ma vennero repressi. Molti poveracci si rivolsero così ai briganti. La mafia arrivò in America con gli immigrati tra ottocento e novecento. La povertà portava tanti ragazzini delle strade di New York a vivere di piccoli espedienti e, se non venivano uccisi prima, a diventare mafiosi. La maggioranza degli immigrati italiani non fu mafiosa. Basti pensare all’eroico poliziotto Joe Petrosino. Da spazzino divenne sbirro e servì l’America che gli aveva dato l’opportunità di realizzarsi. Venne fatto uccidere dal boss don Vito Cascio Ferro e divenne un eroe. Il rapporto tra mafia e Stati Uniti si rafforza con la caduta del fascismo. Non ci sono documenti che mostrino accordi, ma tanti mafiosi erano stati mandati al confine dal prefetto Mori. Con la Liberazione tornarono in Sicilia e lì ottennero cariche politiche, essendo antifascisti e pure anticomunisti».
Il rapporto tra mafia e politica è stato uno dei punti centrali della relazione. «Abbiamo avuto sindaci mafiosi a Palermo – ha raccontato Picozzi – come Salvo Lima o Vito Ciancimino. Non dimentichiamoci che nel caso di Andreotti il reato è caduto in prescrizione. Anche il senatore Dell’Utri, a cui abbiamo sentito definire il mafioso Mangano un eroe, è stato condannato in primo e secondo grado. Dobbiamo stare attenti anche in vista dell’Expo 2015: la criminalità organizzata vuole sempre infiltrarsi dove c’è un grande giro di soldi».
Picozzi ha criticato duramente una certa mitizzazione dei criminali che viene fatta da film e fiction televisive. «I mafiosi – ha spiegato lo scrittore – sono degli assassini. Provenzano non è il vecchietto che abbiamo visto all’arresto, ma un assassino capace di uccidere un rivale spaccandogli il cranio a colpi di calcio di pistola. Ho sentito le parole di Michele Placido dopo l’uscita del suo film su Vallanzasca. Ha detto che “Vallanzasca ha ucciso, ma in parlamento abbiamo di peggio”. Sono parole stupide, che offendono le vittime di quel criminale. I mafiosi sono bestie. Hanno ucciso bambini perché testimoni scomodi o parenti di mafiosi».
Il libro, edito da “Mondadori Illustrati Electa” costa 29 euro e i suoi proventi andranno a “Vittime del Dovere”, l’associazione che riunisce i familiari degli uomini e donne delle forze dell’ordine uccisi dalla mafia.
Leonardo Marzorati