Giussano, il Riesame scarceraMancuso: arresti domiciliari

Giussano – Salvatore Mancuso è tornato a casa. La carcerazione del quarantatreenne con casa a Giussano ma originario di Limbadi, provincia di Vibo Valentia, è durata poco più di un mese. Il Tribunale del riesame di Catanzaro si è espresso sul ricorso presentato dall’avvocato Ivan Colciago, difensore dell’uomo accusato di estorsione per due episodi avvenuti nel 1999 in Calabria con l’addebito della circostanza aggravante (a Mancuso è stato contestato l’articolo 7 del Decreto legge 152/91 sui reati connessi ad attività mafiose). Da quanto è stato possibile apprendere finora, i giudici del Riesame hanno ritenuto infondata la contestazione dell’aggravante dell’articolo 7 e hanno deciso di applicare la misura degli arresti domiciliari. Mancuso è dunque uscito dalla casa circondariale di Monza ed è tornato nella sua abitazione di Giussano.
La squadra mobile della Questura di Catanzaro, in collaborazione con quelle di Milano e Parma, il 30 aprile aveva eseguito tre ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti Mancuso, Franco Ruggiero, 38 anni, e Filippo Carrà, 46 anni, entrambi vibonesi residenti a Sissa (Parma), accusati di estorsione aggravata posta in essere al fine di recuperare le somme di denaro derivanti dai prestiti usurai. A Ruggiero, inoltre, è contestato anche l’omicidio di Francesco Chirillo, avvenuto a Gizzeria (Catanzaro) il 10 febbraio del 2000. Gli arresti, tra la Lombardia e l’Emilia, come detto erano stati eseguiti in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare emesse dal giudice per le indagini preliminari di del Tribunale di Catanzaro Tiziana Macrì. All’arresto di Ruggiero gli investigatori sarebbero giunti sulla base dei riscontri effettuati a seguito delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Angiolino Servello, con particolare riferimento al movente dell’omicidio legato a vicende di prestiti a tassi usurari che avevano coinvolto come vittime anche tre imprenditori delle province di Crotone e Cosenza.
L’inchiesta “Time to time”, questo il nome dell’operazione, racconta che oltre dieci anni fa Chirillo, commerciante calabrese in difficoltà economiche tanto da subire il fallimento della propria impresa, ottiene un prestito di circa 200 milioni di lire. Secondo quanto riferito dal collaboratore di giustizia, l’accordo è che Chirillo diventi un mediatore: dovrebbe cioè individuare altri commercianti e imprenditori in crisi economica cui dare denaro in prestito a tassi usurari. Chirillo però, evidentemente, non ha fiuto per gli affari e i “cavalli” che sceglie si rivelano una fregatura, visto che non riescono a restituire il denaro ottenuto in prestito. In quest’ambito sarebbe maturato l’omicidio del debitore, freddato a colpi di pistola calibro 9.
Antonella Crippa