Monza – Inizia nel peggiore dei modi la nuova stagione giudiziaria al tribunale dei giudici di pace di via Borgazzi. Dopo le traversie di questa estate, quando i magistrati erano rimasti senza possibilità di accesso alla rete internet, adesso è andato in tilt l’intero sistema di collegamento tra i computer “monzesi” e il sistema centrale, il “cervellone” informatico del Ministero.
Il metodo di comunicazione tra computer e sistema centrale, infatti, è cambiato. “Una modifica concepita come metodo all’avanguardia- spiega Renato Amoroso, coordinatore dei giudici di pace monzesi- ma senza pensare alla dotazione tecnica del nostro ufficio, ormai arretrata e inadeguata alle esigenze del Ministero”. In altre parole, i vecchi computer di via Borgazzi, datati 1998 (in termini informatici, è da considerarsi preistoria) non riescono a dialogare con il nuovo cervellone romano.
Gli effetti di questa situazione, non hanno tardato a manifestarsi: “in questo stato è impossibile trasmettere i dati statistici mensili al Ministero,tutti gli adempimenti fiscali, a cominciare dalla liquidazione dei compensi, sono bloccati, e infine non si riesce nemmeno a pubblicare le sentenze”: Queste ultime, infatti, vanno inviate al Ministero, che le classifica con un numero di protocollo. Problemi anche con l’accesso ad internet, e con l’accesso al massimario della Corte di Cassazione, strumento necessario e indispensabile per l’attività di qualsiasi giudice. “In questo modo abbiamo già accumulato un ritardo di un mese e mezzo sulla pubblicazione delle sentenze, senza contare che, nel tentativo di rendere funzionante il sistema, sono andati perduti alcuni dati statistici”. I disagi, per i giudici e gli impiegati di via Borgazzi, imperversano già da questa estate, quando il tribunale brianzolo era rimasto vittima di un clamoroso disguido.
Il Ministero della Giustizia aveva infatti rinnovato l’appalto per la gestione dei servizi internet, cambiando la società titolare del servizio. Quella novità, aveva però svelato un risvolto amaro per l’ufficio monzese, la cui sede non compariva negli elenchi del Ministero. Il risultato era che Monza era stata tagliata fuori dall’accesso alla Rete. In termini pratici: tutti gli adempimenti burocratico amministrativo del tribunale risultavano di fatto paralizzati."Siamo come dei fantasmi, da noi pretendono degli adempimenti, e poi ci tagliano i fili", aveva dichiarato all’epoca Amoroso, trattenendo a stento l’irritazione.
Dopo una decina di giorni di “agonia”, la situazione era tornata alla normalità, non senza far mancare, però, anche uno strascico comico. Con l’indicazione delle credenziali inviata da Roma (password e nome utente per accedere al web), si precisava che la password doveva essere modificata, ma per cambiare la password occorreva accedere ad Internet presso il sito indicato. Ma se ad internet non si poteva accedere, risultava “arduo" cambiare la password. “Anche all’epoca, come al solito, ci siamo dovuti arrangiare con risorse personali”, conclude il magistrato.
f. ber.