Falsi documenti ai clandestiniCommercialista ai domiciliari

Cornate d’Adda – Avrebbero preso di mira un piccolo imprenditore edile della Brianza, al quale venivano chiesti interessi anche del 20 per cento. Ma si sarebbero “specializzati” soprattutto nell’aiutare immigrati clandestini a regolarizzare la loro posizione, fornendo falsa documentazione. Con queste accuse gli agenti della Squadra mobile di Lecco, coordinati dal commissario capo Silvio Esposito, hanno arrestato quattro persone, una delle quali finita ai domiciliari. Altre sette sono indagate a piede libero, perchè avrebbero avuto un ruolo marginale nell’attività illecita.
L’inchiesta – L’inchiesta – è stato spiegato ieri durante una conferenza stampa, presente anche il questore di Lecco Fabrizio Bocci – è iniziata nell’agosto nel 2009 quando un imprenditore edile si era rivolto alla Polizia di Stato denunciando di essere vittima di usura. Da un piccolo prestito, secondo il suo racconto, si era arrivati a richieste sempre più esose fino a una somma di circa 50mila euro complessivi. Interessi molto alti accompagnati da minacce di vario genere. «Abbiamo effettuato accertamenti e servizi mirati – ha spiegato il commissario capo Esposito – e abbiamo ricostruito il rapporto che legava la vittima agli estorsori». Ma i controlli degli agenti hanno portato alla luce anche una vasta organizzazione che favoriva l’immigrazione clandestina. Gli immigrati irregolari che volevano sanare la loro posizione dovevano pagare tra i 4 e i 5 mila euro all’organizzazione. Che con questa somma garantiva documenti falsi e presentava la domanda di regolarizzazione così come previsto dalla recente normativa.
Il commercialista – Un commercialista di Cornate d’Adda, secondo la ricostruzione della Polizia, si faceva pagare 500 euro per ogni pratica: il suo compito era quello di “taroccare” buste paga e denunce dei redditi dei finti datori di lavoro (visto che la legge impone scaglioni fissi). Finti datori di lavoro che venivano scelti tra persone compiacenti ed erano poi ricompensati con mille euro per ogni domanda presentata. «Ma erano talmente tanti gli immigrati che chiedevano di essere aiutati che alla fine l’organizzazione presentava domande usando, a loro insaputa, i nomi di persone totalmente estranee agli intrallazzi», è stato sottolineato durante la conferenza stampa. «Siamo riusciti a identificare con sicurezza l’identità di 34 immigrati che hanno pagato questa organizzazione, ma pensiamo che ne siano stati “aiutati” ancora molti altri delle cui generalità non siamo ancora certi», ha detto il commissario Silvio Esposito.
Gli arrestati –  A finire in manette sono finiti l’imprenditore edile Pietro Quinto, 38 anni, residente a Verderio (deve rispondere dei reati di estorsione, usura e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina), Mario Forlone, 44 anni, di professione recuperato crediti (è finito in manette con l’accusa di estorsione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina),  Kaled Makmoud, pakistano e già titolare di un negozio di kebab a Lecco (è pure in carcere per il favoreggiamento). Agli arresti domiciliari, sempre con l’accusa di favoreggiamento, il commercialista cornatese Carlo Crippa, 44 anni. Sette gli indagati a piede libero: la moglie, il fratello e il padre di Pietro Quinto, un piccolo imprenditore di Bergamo, un altro imprenditore brianzolo e due immigrati, un romeno e un albanese.